PRESENTATI IN CORTE DI CASSAZIONE DUE QUESITI REFERENDARI

Sono stati presentati in data 2 marzo dal Comitato promotore due quesiti referendari su questioni sulle quali si discute molto. Uno è a tutela del Servizio sanitario nazionale pubblico, l’altro contro l’invio di armi italiane in Ucraina. Questi i nomi dei sostenitori, oltre a Ugo Mattei: Alessandro Somma, Marina Calamo Specchia, Anna Maria Poggi, Sergio Foà, Luca Nivarra, Paolo Cappellini, Maurizio Borghi, Giuseppina Leo, Geminello Preterossi, Pasquale De Sena, Guido Viale, Vladimiro Giacchè, Carlo Freccero, Vauro Senesi, Moni Ovadia, Franco Cardini, Marco Guzzi, Alberto Bradanini, Manlio Dinucci, Germana Leoni e Marinella Correggia. Quindi un fronte variegato di giuristi, economisti e uomini di cultura.

In cosa si sostanziano i due quesiti?

Uno vuole l’abrogazione dell’art. 1 del D.Lgs. 502/1992 laddove esso prevede che al tavolo per l’annua programmazione sulle priorità di spesa destinata alla sanità pubblica partecipino non solo  i rappresentanti delle istituzioni pubbliche, ma anche i privati («operatori sanitari … privati e delle strutture private accreditate dal Servizio sanitario nazionale»). 

Il secondo vuole invece l’abrogazione dell’art. 1 del D.L. 2 dicembre 2022 n. 185, convertito poi nella legge n. 8 del 27 gennaio 2023, che prevede l’invio da parte dello Stato italiano di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina.

I due quesiti sono strettamente legati tra loro anche dal punto di vista economico, visto che l’ultimo Def, Documento di Economia e Finanza del Governo, prevede nel 2023 un aumento di 12 miliardi di euro per il budget della Difesa a fronte di una riduzione di 2 miliardi per le spese sanitarie pubbliche. E sono due quesiti su cui si potrebbe scommettere che la maggioranza degli italiani si troverebbe d’accordo un giorno che si andasse alle urne. Con la povertà che avanza a ritmi sostenuti è difficile pensare a un italiano che sia favorevole allo smantellamento della sanità pubblica, così come i sondaggi più recenti dicono che gli italiani sono contrari all’invio di armi all’Ucraina.

Due quesiti che, nella loro semplicità vanno incontro alla volontà del popolo italiano. Del resto non è la prima volta che esiste una netta scissione tra la volontà del popolo e l’agire del governo, qualsiasi esso sia: l’invio di armi fu voluto dal “governo del tutti dentro” di Mario Draghi e confermato da quello di centro-destra. Così come non è la prima volta che la Costituzione dice una cosa e i governi ne fanno un’altra. Art. 11: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Art. 32: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». 

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