a cura dell’avv. Maria Antonella Mascaro
La tutela del diritto alla salute dei cittadini comunitari trova garanzia nei
vari trattati, anche di recente stipulazione. Nel dettaglio si specifica nell’art.
35 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, entrata in
vigore dopo molto tempo dal Trattato di Lisbona, che recita: “Ogni persona
ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure
mediche alle condizioni stabilite dalle legislazioni e prassi nazionali”.
Il principio enunciato in questo articolo si basa sul rafforzamento della
politica di prevenzione sanitaria, attraverso la collaborazione dei vari
apparati sanitari in grado di affrontare minacce alla salute e permettere un
facile accesso alle cure da parte dei pazienti. A questo proposito l’Unione
ha il potere di erogare finanziamenti a favore di iniziative innovative per la
salute.
A causa della crisi economica e delle avversità che si sono abbattute in
questi anni sul tema salute, un forte contributo è affidato al ruolo del
soggetto privato operante in campo medico-assistenziale, infatti gli
ospedali privati accreditati contribuiscono ad equilibrare la spesa pubblica
in quanto prendono parte all’offerta di servizi. Essi offrono mezzi
complementari, consentendo allo Stato membro di risparmiare. Le politiche
a favore di un organigramma misto pubblico-privato, viene considerato
come garanzia di un’effettiva libertà di scelta delle modalità di cura e come
principio fondamentale alla realizzazione di quel mercato comune, che si
colloca alla base della nascita della Comunità europea. Infatti, tali politiche
attuano uno stimolo alla competizione, e quindi alla concorrenza, tra i vari
soggetti, facendo scaturire un miglioramento della qualità dei servizi.
Il modello “misto” ha il vantaggio di favorire un aumento degli
investimenti.
L’Unione Europea appare orientata verso un modello europeo di servizio
sanitario di questo tipo, nel quale il cittadino europeo si sente più garantito
nel welfare, avendo a disposizione un ampio mercato dei servizi.
In questo contesto, trova applicazione la direttiva 2011/24/UE (concernente
l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria
transfrontaliera) che regola le cure transfrontaliere e conferisce il diritto di
accedere ai prodotti medicinali, ai dispositivi medici e infine ai servizi
sanitari presenti nei vari paesi europei. Tale direttiva fa decadere la
tematica di una contrapposizione tra strutture pubbliche e private
rendendola irrilevante nel quadro europeo.
Nell’ottica della direttiva, l’Unione Europea invita gli stati membri ad
uniformare e facilitare l’accesso alle cure mediche e favorire la scelta dei
luoghi di cura. Il diritto dei pazienti di fare una scelta informata riconosce
ufficialmente il diritto alla libera scelta e il diritto ad essere informati,
presenti nella Carta Europea dei Diritti del Malato.
La direttiva non si applica solamente a una situazione in cui un paziente
proveniente da uno stato membro, richiede il rimborso per cure richieste ed
erogate dal servizio sanitario di un secondo stato membro, ma anche alle
prescrizioni, alla distribuzione ed erogazione di medicinali e dispositivi
medici.
Dal testo della direttiva, si desume che gli stati membri che erogano il
trattamento non devono discriminare i pazienti in base alla loro
provenienza, sia per quanto riguarda le condizioni dell’erogazione
dell’assistenza, sia per quanto riguarda la definizione dei prezzi per le
prestazioni; condizioni e prezzi devono essere gli stessi rispetto a quelli
praticati per i pazienti del proprio territorio.
Dunque, l’Unione Europea appare orientata verso un modello europeo di
servizio sanitario che elimina la rigida separazione tra sistemi sanitari
nazionali. La direttiva recepita dall’Italia conferisce il diritto di accedere ai
prodotti medicinali, ai dispositivi medici e infine ai servizi sanitari presenti
nei vari paesi europei al cittadino europeo. In controcorrente con le varie
forme di federalismo presenti in Europa, fa decadere la tematica di una
contrapposizione tra strutture pubbliche e private rendendola irrilevante nel
quadro europeo; infatti gli ospedali privati accreditati sono per legge
conformi agli standard di qualità e sicurezza richiesti dai vari paesi, e la
direttiva, a tal proposito, rinvia, come criterio di validità per le prestazioni
transfrontaliere, la conformità alle normative nazionali e regionali.