La digitalizzazione come risposta alla crescente domanda di assistenza sanitaria: la digital health opportunità e necessità

Il processo che porta all’adozione di soluzioni di sanità elettronica viene indicato come “digitalizzazione dell’assistenza sanitaria” (cd “eHealth). In un contesto globale in cui la domanda di cura cresce e le risorse si fanno sempre più limitate la Digital Health potrebbe, infatti, contribuire a costruire un futuro sanitario più efficiente, equo e accessibile. E’ quanto discusso proprio durante l’Healthcare Summit svoltosi a Roma nella giornata di ieri. L’evento ha evidenziato come in un’Italia che fino a pochi anni fa arrancava nelle classifiche europee della digitalizzazione, oggi si respiri un’aria diversa. Il Paese non è più spettatore dell’innovazione, ma protagonista di una trasformazione che coinvolge imprese, istituzioni e cittadini. Il Summit 2025, oltre a rappresentare un’occasione di dialogo tra i vertici della sanità pubblica, rappresentanti dell’industria farmaceutica e biomedicale, istituzioni e stakeholder privati, ha restituito un’immagine concreta di questo cambiamento: un sistema che, dopo anni di frammentazione, inizia a muoversi in modo coordinato e consapevole.  Il dibattito ha toccato il tema delle terapie digitali nella loro duplice accezione di opportunità e necessità per l’Italia. Oltre che di digital healthl, infatti, si è discusso dell’impatto degli investimenti in ambito sanitario, delle partnership pubblico-private e della riorganizzazione dei servizi territoriali. Nel suo intervento il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato: come la Sanità occupi un ruolo centrale nella Legge di Bilancio 2025. “È una manovra che mette al centro la sanità pubblica”, ha detto, rimarcando come due direttrici siano “assolutamente chiare: il personale e la prevenzione”. Schillaci ha ricordato l’aumento delle indennità di specificità e il varo del primo pacchetto di assunzioni: 7mila nuove unità, di cui 6miula infermieri e operatori sanitari, “il primo passo di un piano che continuerà nei prossimi anni”. Schillaci ha ribadito che l’obiettivo non è solo aumentare gli organici, ma anche rendere più attraenti le professioni sanitarie: “Dobbiamo dare motivazioni economiche e formative ai giovani. Le tre nuove lauree specialistiche sono nate proprio per offrire più qualificazione, più crescita professionale e, di conseguenza, migliori prospettive retributive”. Ampio spazio è stato dedicato al tema cruciale della prevenzione, definito da Schillaci “il miglior investimento, non una spesa”. Ha aggiunto il ministro: “Un euro investito in prevenzione ne produce tre. Vogliamo un Paese che non solo vive più a lungo, ma vive meglio”. Quindi ha richiamato le misure avviate nell’ultima Legge di Bilancio, tra cui l’ampliamento degli screening oncologici e l’obiettivo, nel breve periodo, di rendere gratuito anche lo screening per il tumore al polmone. Schillaci ha inoltre confermato che Governo e Mef stanno lavorando alla possibilità di svincolare la spesa per la prevenzione dal calcolo del deficit europeo: “È un’opzione molto interessante e necessaria per liberare risorse e garantire sostenibilità al Ssn. È un percorso avviato e sono fiducioso che potremo portarlo a termine”. Sul fronte dell’organizzazione e dei modelli di cura, Schillaci è tornato sul tema della medicina territoriale, ribadendo che “è stato l’anello debole del Ssn, come si è visto durante la pandemia”. Con l’apertura entro pochi mesi delle nuove case di comunità, il ministro ha confermato la linea di rigoroso monitoraggio: “Le Regioni vanno a macchia di leopardo. Dove necessario interverremo con i poteri sostitutivi”. Rispondendo sul personale destinato a queste strutture, Schillaci ha ricordato i fondi già stanziati e ha insistito sull’importanza di modelli multidisciplinari: “Non possiamo fare a meno dei medici di medicina generale. La medicina è cambiata: l’idea del singolo studio, in molte aree del Paese, è ormai anacronistica”. Un passaggio è stato dedicato, infine, alla sfida della spesa farmaceutica e per i dispositivi medici, destinata a crescere con l’arrivo di terapie innovative: “Nei prossimi cinque anni avremo più nuove terapie di quante ne abbiamo avute nei quindici precedenti. È una grande opportunità, ma richiede nuovi modelli decisionali basati su HTA e valutazione dell’efficacia. Se vogliamo offrire a tutti le migliori cure, dobbiamo ridurre il numero di nuovi malati: e questo si fa solo con la prevenzione”. Concludendo il suo intervento, Schillaci ha richiamato l’importanza della collaborazione istituzionale ribadendo: “Spero di non dover ricorrere ai poteri sostitutivi, ma li useremo se necessario. La sanità è un impegno collettivo, e l’obiettivo è uno solo: tutelare la salute dei cittadini”. “La sanità digitale può essere la chiave di volta per affrontare nodi strutturali e preservare il carattere di universalità del nostro sistema sanitario, aiutandoci a ridurre i divari di salute di natura geografica e sociale. In questo senso, stiamo investendo per modernizzare l’infrastruttura sanitaria e condivido la convinzione che la trasformazione digitale non può essere solo tecnologica, ma debba essere anche culturale, organizzativa, di sistema”.

avv. Rossella Gravina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *