PNRR…Il Punto di visto del Vice Presidente ACOP

La questione sanitaria posta dal PNRR e dalla necessità espressa dal governatore della Liguria di sostenere le RSA per il mancato turn over durante la pandemia è centrale ed è di metodo.

Il servizio sanitario ha bisogno di efficienza e di tempestività in termini di risposte.-

Per quanto ci riguarda – parlo per il settore a gestione privata – abbiamo segnalato opportunità da cogliere e posizioni di rendita da eliminare, esborsi inutili derivanti da sciatterie burocratiche e disponibilità ad implementare servizi abbattendo liste d’attesa ed emigrazione sanitaria dalle Regioni del sud per prestazioni che potrebbero essere rese sotto casa a costi dimezzati, senza disagi e viaggi.-

Diciamo, senza infingimenti, che noi chiediamo di perseguire ed eventualmente denunciare i tanti casi di ruberie e di speculazioni ma continuiamo a ripetere che non abbiamo scheletri negli armadi e chiediamo rigorosissimi controlli su tutto e per tutti.-

Detto questo dobbiamo poter svolgere un servizio efficace ed efficiente per i cittadini. Ed allora, all’inizio di un anno decisivo per la ripresa: 1) occorre programmare con un orizzonte ampio, almeno triennale; 2) si deve applicare la norma che prevede la libera scelta e quindi superare lo stolto sistema dei compartimenti e dei tetti rigidi ed insuperabili che ad un certo punto dell’anno impediscono alle strutture che sono accreditate di poter continuare ad erogare, a costi ridotti, servizi  erogati senza problemi sino a quel momento. Impedirlo induce automaticamente un incremento di liste d’attesa, di emigrazione sanitaria e di spesa. I cittadini che hanno bisogno aspettano o vanno a curarsi altrove. Un sistema comodo per i burocrati, utile per gli speculatori ma dannoso per i cittadini. Deve finire semplicemente perché è un sistema da imbecilli e da criminali; 3) è indispensabile fare le cose giuste e subito. Abbiamo la possibilità di attingere alle risorse del PNRR che, però, in alcuni casi (come ad esempio quello della realizzazione delle Case di comunità o della salute) non comportano operazioni semplici. Come osservato anche da altri, nell’impossibilità di attuare l’intervento nei tempi previsti sarebbe possibile che i finanziamenti siano diretti altrove, magari su lavori già avviati negli ospedali e per i quali la disponibilità economica corrente, per varianti indispensabili e aumenti dei costi della materia prima, risulta insufficiente.-

Tutti sappiamo – e conveniamo – come sarebbe una vera e propria rivoluzione portare a compimento opere già  in corso e/o rendere efficienti ospedali pubblici chiusi – o degradati a sportelli di smistamento (con conseguenze nefaste). Tutti sappiamo quanto sarebbe utile un centro unico di prenotazioni moderno, diretto, preciso e tempestivo.-

Allora facciamo prima queste cose, e subito.-

Per farlo occorrono risorse.-

Ci sono, eccome se ci sono. Se riuscissimo a dare forza e concretezza alle parole, potremmo averle sia dai risparmi in termini di lotta agli sprechi che dalle risorse del PNRR.-

Poi pensiamo al resto, che non è semplice anzi è un’impresa titanica.-

Per le Case della salute, ad esempio, occorre che Regioni e Comuni abbiano già individuato gli edifici disponibili, le loro caratteristiche (sismiche, antincendio, destinazione d’uso …) e che progettino siti idonei per nuove realizzazioni verificandone la compatibilità urbanistica, la viabilità, la possibilità di realizzare parcheggi, la raggiungibilità mediante mezzi pubblici, i percorsi per disabili, i luoghi idonei per i servizi sociali, sale riunioni, locali per il volontariato, i team multiprofessionali. E poi il personale da selezionare, assumere, inquadrare remunerare.-

Cose che si fanno senza l’impellenza – che invece abbiamo – di dare subito, oggi non domani, una risposta seria da parte delle Istituzioni.-

Abbiamo strutture abbandonate e professionalità mortificate. Abbiamo aziende sottutilizzate e soldi non spesi.-

Abbiamo risorse politiche umane e professionali capaci di abbandonare la sciatta abitudine burocratica di tirare a campare e di fare un lavoro difficile ma affascinante che si chiama politica.-

Noi siamo pronti, disponibili ed interessati a fare la nostra parte: vorremmo programmare insieme alle Regioni ed alle ASP, implementare servizi, fare investimenti, assumere, valorizzare professionalità, erogare servizi. Il tutto con l’accompagnamento ed il controllo delle Istituzioni perché su questioni di questa natura non può essere un decisore unico onnisciente, un luogo o un soggetto di concentrazione di sapere e potere in grado di padroneggiare e controllare tutte le variabili che  incidono sul successo di una politica.-

L’attivazione diffusa di conoscenze esperienze e competenze presenti nella società e nelle Istituzioni è un prerequisito di efficacia. La partecipazione non è un “lusso” che non ci possiamo permettere di questi tempi, sotto la spinta delle emergenze.-

E’, nello stesso tempo, una necessità vitale ai fini dell’efficacia delle politiche e una condizione basilare di democrazia. Si può fare. In un paese onesto si può fare.-

                                                                                                                 Enzo Paolini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *