P.N.R.R. MISSION 6

8 Miliardi e 42 milioni di euro.

Gli interventi della Missione 6 – del P.N.R.R. (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e del P.N.C. (Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari) si avviano con lo stanziamento di questa cifra, della quale oltre il 41% sarà destinata alle Regioni del Mezzogiorno, che cureranno l’attuazione dei Piani.

È stato appena registrato il D.M. che ne prevede la ripartizione, varato in data 22 gennaio 2002.

Attraverso questi fondi verrà finanziato lo sviluppo dell’assistenza di prossimità e dell’innovazione tecnologica. Con tale obiettivo verranno realizzati:

  • Case di Comunità (2 miliardi);
  • Ospedali di Comunità (1 miliardo);
  • Sostituzione di almeno 3.100 grandi apparecchiature per la diagnostica per immagini (2,6 miliardi).

Inoltre ci saranno fondi che rafforzeranno

  • l’assistenza domiciliare e la telemedicina con interventi mirati a rendere le abitazioni primo luogo di cura del paziente (204,5 milioni);
  • la sicurezza e la sostenibilità ospedaliera (638,8 milioni provenienti dal P.N.R.R., oltre a 1 miliardo e 450 milioni del Piano Complementare).

In ultimo gli investimenti (circa 110 milioni) andranno a finanziare l’infrastruttura tecnologica per consentire l’analisi dei dati, la vigilanza sui L.E.A., lo sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario.

È il passo decisivo per avvicinare la sanità alle persone, attraverso un radicamento sul territorio, con percorsi che partono dalla casa, luogo di cura iniziale, passando alla casa di comunità o agli ospedali di comunità, fino ad arrivare alla rete ospedaliera. Si supererà in questo modo quella mancanza di coordinamento, che ancor oggi è fin troppo marcata, tra interventi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali.

Case di Comunità.

Saranno 1.350 le strutture da realizzare, distribuite su tutto il territorio nazionale, che costituiranno il luogo di riferimento per le patologie croniche, affrontate da gruppi multidisciplinari di professionisti, dai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta, ai medici specialistici, agli infermieri di comunità, affiancati da assistenti sociali, per rafforzare il ruolo dei servizi territoriali, nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.

Ospedali di comunità.

Si tratta di una nuova rete territoriale, finanziata con 1 miliardo di euro, composta da 400 ospedali di comunità, vero e proprio punto di riferimento dei pazienti che necessitano di cure a media/bassa intensità clinica e di degenze brevi.

Il requisito strutturale prevede, di norma, una dotazione che va da un minimo di 20 posti letto, fino ad un massimo di 40, con un’organizzazione gestionale in capo agli infermieri.

L’obiettivo degli Ospedali di Comunità è quello di rendere più agevole la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al domicilio. 

Ad integrazione di questo nuovo modello organizzativo, si prevede la realizzazione di almeno 600 Centrali Operative Territoriali (COT), che si occuperanno del coordinamento della presa in carico del paziente, raccordando i servizi e i professionisti dei diversi ambiti coinvolti: attività territoriali, sanitarie, sociosanitarie e ospedaliere, fino alla rete dell’emergenza-urgenza.

La realizzazione di queste strutture ha come presupposto la riforma del sistema sanitario territoriale, necessaria all’implementazione delle strutture stesse: nasce infatti un nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza primaria, vengono individuati standard strutturali, tecnologici e organizzativi uniformi su tutto il territorio, promuovendo un nuovo assetto, per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e clinico.

Un passo concreto per il superamento delle diseguaglianze. 

La riforma cosiddetta D.M. 71 dovrà essere varata entro il 30 giugno. Il testo attualmente è stato trasmesso al Ministero dell’Economia e delle Finanze per il concerto tecnico e verrà poi inviato alla Conferenza Stato Regioni. 

Nel frattempo, le Regioni e Province autonome hanno ultimato, a fine febbraio, i rispettivi Piani, con l’indicazione dei luoghi in cui realizzare le case e gli ospedali di comunità, al fine di poter sottoscrivere, ciascuna, il Contratto Istituzionale di Sviluppo con il Ministero della Salute, entro il 31 maggio 2022. 

La riforma, così come strutturata, investe enormi risorse sul settore della Telemedicina, tramite il ricorso a
tecnologie innovative, in particolare alle Information and Communication Technologies (ICT).

La telemedicina non sostituisce la prestazione sanitaria tradizionale nel rapporto medico-paziente, ma mette a disposizione del medico e del servizio una serie di strumenti utili a migliorarne l’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza. Essa si propone come una metodologia in grado di erogare servizi avanzati di e-Health che, attraverso il tele-monitoraggio del paziente con dispositivi indossabili, permetta di creare uno strumento destinato al miglioramento della salute e del benessere della popolazione. 

I punti di forza della Telemedicina si possono individuare in:

  • prevenzione: attraverso servizi dedicati;
  • cura e riabilitazione: attraverso la trasmissione di dati relativi ai parametri vitali tra il paziente (a casa, in farmacia, in strutture assistenziali) e una postazione di monitoraggio, per la loro interpretazione e l’adozione delle scelte terapeutiche necessarie. In particolare, la tele-riabilitazione rappresenta un tipo di riabilitazione applicata a distanza attraverso la tecnologia elettronica usata come mezzo di comunicazione ed informazione.

Il servizio di telemedicina, infatti ha come obiettivo di:

  • intervenire in una fase precoce della malattia, per quei soggetti, già classificati a rischio i quali, pur conducendo una vita normale, devono sottoporsi a costante monitoraggio di alcuni parametri vitali, al fine di ridurre il rischio di insorgenza di complicazioni;
  • realizzare una diagnosi immediata, attraverso la rapida e sicura circolazione delle informazioni diagnostiche tra i diversi operatori sanitari coinvolti;
  • ridurre il numero di giorni di degenza ospedaliera;
  • razionalizzare le decisioni attraverso la consultazione a distanza con gli specialisti;
  • ridurre il costo della cura del paziente.

In definitiva una enorme opportunità di cambiamento, in cui il comparto della sanità privata accreditata dovrà fare la sua parte.

A Napoli si sono tenuti la scorsa settimana (9-11 marzo 2022), tre giorni di studi sul tema “Cambia la Sanità. Reinventare Processi, Ruoli e Competenze”.

Protagonisti i manager della sanità, i livelli di governo della Salute della Regione e del Ministero della Salute, medici ospedalieri e universitari in collaborazione con sindacati e associazioni di categoria ai massimi livelli regionali e nazionali.

“L’uso delle tecnologie informatiche in medicina, per diagnosi e terapia a distanza, è sempre più necessario in un sistema paese come quello dell’Italia in cui l’incidenza delle malattie croniche e l’aumento dell’età media stanno modificando i bisogni di salute. La telemedicina può rappresentare, come ben esplicitato anche nella missione 6 del PNRR, la frontiera per nuove forme assistenziali e di continuità nelle cure”. Con queste parole Pietro Buono, Dirigente Staff tecnico Operativo Salute Regione Campania, ha aperto la sessione “La Telemedicina sul territorio: esempi di applicazione”.

La sanità digitale costituirà il vero carburante della rivoluzione del Servizio Sanitario Nazionale.

Gianluca Maccauro

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