a cura dell’avv. Maria Antonella Mascaro
A proposito di interventi concreti, gli investimenti con un impatto positivo nel processo di transizione energetica e decarbonizzazione rientrano appieno negli obiettivi condivisi con il programma One Health, ossia il modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse. Il modello si basa sul riconoscimento del legame indissolubile fra la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema.
Il programma è riconosciuto ufficialmente dal Ministero della Salute italiano, dalla Commissione Europea e da tutte le organizzazioni internazionali quale strategia rilevante in tutti i settori che beneficiano della collaborazione tra diverse discipline (medici, veterinari, ambientalisti, economisti, sociologi etc.) ed è promosso dall’Istituto Superiore di Sanità.
In tal senso vi è stato un notevole impegno negli investimenti in infrastrutture a fine 2023, in prevalenza dedicati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare nel fotovoltaico. E’ stato stimato un calo dell’impronta di carbonio del 13 per cento rispetto a dicembre 2022.
Nell’ambito degli investimenti azionari, l’impronta di carbonio rispetto all’inizio del 2023 ha subito un calo superiore al 20 per cento, mentre la percentuale di aziende proattive nella transizione energetica, nel corso dell’anno, è stata ulteriormente incrementata, passando dal 14.7 per cento di fine 2022 al 21.4 per cento circa di fine 2023.
La tendenza è quella di tendere sempre di più nei tempi possibili a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda 2030. Tutto ciò che è collegato alla salute, alla biosfera e alla transizione energetica, rivolto al contrasto dei cambiamenti climatici, è l’unico modo per mettere in pratica l’approccio One Health.
Si è certamente consapevoli che l’ambiente è direttamente collegato alla salute. Alcuni studi suggeriscono anche che vi sia una relazione causale tra cambiamenti climatici e diffusione della pandemia di Covid-19.
Se la distribuzione geografica di una specie muta a causa dei cambiamenti climatici, i virus che questa trasporta si avvicinano agli esseri umani direttamente o possono saltare ad altre specie negli habitat invasi. Pertanto, i cambiamenti climatici influiscono anche sulla diffusione dei virus, poiché le temperature più elevate aumentano il carico virale in alcune specie, con conseguenti maggiori probabilità di trasmissione di un virus.
È recente l’ultimo avvertimento dell’Oms sull’arrivo di una possibile nuova pandemia e della nostra conclamata condizione di impreparazione.
I medici e il settore sanitario tutto, sono ancora più coinvolti, visto il ruolo della tutela della salute che fa parte della loro attività.
Dunque, è necessario un maggiore impegno da parte dei medici, che hanno ruoli clinici, scientifici. Questi devono intercettare i rischi ambientali prima che se ne manifestino le conseguenze e informare, educare i pazienti, le famiglie e le comunità. Sono punto di riferimento
per i pazienti e collegamento tra questi, le istituzioni e la comunità scientifica. Devono raccogliere dati, segnalare eventi critici e adottare cautele atte ad impedire, nei limiti del possibile, rischi per la salute.
Il tutto è irrealizzabile se non si passa ad uno stadio più elevato, realizzato a livello globale. Il miglior modo per affrontare questa complessità è quello di promuovere e rendere operativo un approccio multidisciplinare e multisettoriale.
Concretamente, applicando le indicazioni del programma One Health, ci si deve concentrare su un approccio responsabile e motivato anche dal punto di vista degli investimenti che devo essere unitari e conformi. In questo senso la comunità europea, prima, e internazionale, poi, devono essere coese e convogliare sugli stessi obiettivi, anche e soprattutto dal punto di vista economico.