Inquinamento atmosferico e professioni sanitarie

a cura dell’avv. Maria Antonella Mascaro

E’ un dato oggettivo che l’inquinamento atmosferico riguarda la vita dell’essere umano nella sua totalità, senza poterlo considerare avulso dalla sua attività lavorativa. Dunque anche le professioni sanitare sono condizionate da questo fenomeno che non deve essere analizzato solo dal punto di vista atmosferico.

La nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria proposta dalla Commissione europea fin dall’ottobre 2022, in discussione al Parlamento Europeo, aggiorna i limiti di concentrazione dei principali inquinanti atmosferici avvicinandoli a quelli stabiliti dalle nuove linee guida dell’OMS prospettate nel 2021. La nuova legge, proposta, disegna diverse opzioni di standard di qualità dell’aria da raggiungere nel 2030 per raggiungere l’obiettivo “inquinamento zero” nel 2050, propendendo per uno scenario intermedio considerato più realistico. La Commissione Envi (Ambiente) del Parlamento Europeo, a fine giugno 2023, ha invece votato a maggioranza l’ipotesi più cautelativa di adottare già nel 2030 le soglie dell’OMS. A loro volta, le forze politiche di centro e di destra presenti in Parlamento hanno presentato diversi emendamenti che attutiscono i limiti degli inquinanti e in alcuni casi allungano i tempi per raggiungerli: dal 2030 fino al 2040, sostanzialmente modificando l’articolo di legge che consente alle regioni europee più inquinate di posporre di 5 anni il rientro nei limiti di legge.

Le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico sono oltre cinquantamila ogni anno in Italia: un po’ troppe!

Il recepimento da parte dell’Italia della nuova direttiva costituirebbe un importante progresso nella direzione voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, riguardo ai valori limite degli inquinanti atmosferici ritenuti dannosi per la salute umana.

Gli interventi da adottare, anche in campo sanitario specialmente quando la sanità incontra la libera iniziativa economica, sono indilazionabili e devono essere diretti alla tutela della sostenibilità ambientale, così come proposti dalla Commissione europea, in modo da consentire al nostro Paese una reale prospettiva di salute, benessere ed equità.

A tale proposito va ricordato che l’area geografica della pianura padana è quella che presenta le maggiori problematiche. Di ciò sono sicuramente responsabili le condizioni meteorologiche, ma studi recenti individuano, tra i vari fattori responsabili dell’inquinamento, polveri sottili nell’area in questione dovuti alla combustione di combustibili fossili per riscaldamento, al trasporto stradale (con emissioni di ossidi di azoto) e agli impianti industriali alimentati con combustibili fossili.

Gli interventi in tali settori risultano, dunque, indispensabili.

La professione medica non può esimersi dall’intervenire nel dibattito sulla proposta della Commissione Europea nella prospettiva della tutela della salute globale, che rappresenta certamente la precondizione anche per garantire uno sviluppo economico e sociale di medio e lungo termine.

Ciò è in linea con i principi e i diritti costituzionali espressi agli articoli 9 (dedicato alla tutela dell’ambiente) e 41 dedicato alla libera iniziativa economica ed oggetto di riforma costituzionale, avendo inserito l’attenzione alla tutela dell’ambiente, entrambi strettamente connessi all’art. 32, cioè il diritto alla salute. Non vi può essere salute se l’ambiente non viene rispettato. 

Questo anche in ragione dell’articolo 5 del Codice di Deontologia Medica, che richiama i professionisti alla promozione delle politiche ambientali quali elementi che sostanziano la tutela della salute individuale e collettiva, senza la quale non sono realizzabili obiettivi di benessere ed equità sociale.    

E’ vitale aderire a quelle che sono le indicazioni della Commissione europea per evitare che i danni da inquinamento e i danni ambientali possano essere sempre più fonte di preoccupazione per la salute del cittadino.

Non serve parlare di ecosostenibilità se non si tiene fede ai principi etici, oltre che giuridici, cui naturalmente si aderisce svolgendo tutte le professioni, ma, a maggior ragione, quelle sanitarie che hanno lo scopo di curare e dunque di creare le migliori aspettative di vita in un ambiente sano.    

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