Covid, variante Acrux, di cosa si tratta

Ultimamente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato ufficialmente la fine dell’emergenza sanitaria globale dopo oltre due anni dall’inizio della pandemia di COVID-19. 

In primis, occorre precisare che non ci si aspetta che questo pronunciamento possa cambiare granché in senso realistico e, in ogni caso, la stessa dichiarazione sotto il profilo epidemiologico e profilattico non afferma in alcun modo che il COVID sia scomparso. L’OMS chiede di porre fine alla sua “emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale” basandosi sul sensibile calo del numero di casi clinici, il minor numero dei ricoveri per complicanze gravi e del maggiore livello raggiunto dall’immunità sociale grazie ai vaccini. 

In tempi da record per la scienza è stata fatta tantissima strada da quando l’agenzia ha dichiarato per la prima volta COVID come un’emergenza sanitaria globale il 30 gennaio 2020 e una pandemia l’11 marzo dello stesso anno. 

Gli ultimi dati settimanali sugli indici di contagio indicano che la fase endemica non significa pertanto scampato pericolo, ma soltanto che lo stesso è presente costantemente in una determinata area con alternanza di manifestazioni. Alcune previsioni diffuse da scienziati USA mettono persino in luce un’altissima probabilità di ritorno di varianti, a contagio e virulenza elevati, entro i prossimi due anni. Ovviamente non è possibile averne certezza e allora l’unica possibilità è che ci si tenga pronti con i monitoraggi, con i piani anti-contagio e con adeguati stanziamenti e investimenti economici in sanità, più o meno auspicati da ogni angolo del mondo ma che non trovano riscontri certi nelle disposizioni della politica.

Intanto è stato Intercettato all’ospedale Sacco di Milano un caso dell’ultima variante di Sars-CoV-2 finita al centro dell’attenzione degli esperti e già battezzata sui social ‘Acrux‘: “Si tratta di quello che dovrebbe essere il secondo caso rilevato in Italia di XBB.2.3.2”, spiega Maria Rita Gismondo, che è la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze. Nel dettaglio, una ‘figlia’ di Acrux, che è XBB.2.3 e ha già sfornato mutanti derivati (come questo ritenuto il più veloce da esperti indiani). “È un dato epidemiologico, niente di allarmante – puntualizza Gismondo – perché questa variante è già presente in molti Paesi del mondo: in India, negli Stati Uniti, in Spagna, in alcune regioni asiatiche e lì l’unica osservazione che è stata fatta, e che stiamo facendo, è che si mostra forse un pò più contagiosa, ma non con una maggiore gravità di patologia. Rimane tutto in uno scenario non pandemico”.

“Certo – aggiunge Gismondo – tutto questo è importante, perché significa che la rete di controllo funziona. È necessario, visto che questo virus continua a dare varianti, tenerlo sotto controllo, appunto con una buona rete epidemiologica a livello mondiale, ma è solo una questione speculativa di osservazione, niente di allarmante per la popolazione. Questo va sottolineato”. Oggi, spiega la microbiologa, “abbiamo veramente pochissimi tamponi da analizzare al giorno” per Covid, “pochissimi positivi e sicuramente anche dal punto di vista clinico nessuna particolare preoccupazione”.

Nella fase attuale, quella di Sars-CoV-2 “è una circolazione tipicamente da virus endemico”. Acrux è stata intercettata “nell’ambito della sorveglianza nella nostra area di competenza, che è la città di Milano”, informa l’esperta, che spiega che il tampone poi risultato essere un caso di questa nuova variante “è venuto fuori da un controllo sul territorio. Controlli che bisogna continuare a fare, assolutamente. Come si dovrebbe fare anche per gli altri virus – evidenzia Gismondo – Infatti ci siamo organizzati proprio così come Regione Lombardia, per un’osservazione della circolazione di tutti i maggiori virus respiratori”.

“Noi oggi prendiamo i tamponi positivi a Sars-CoV-2, che come ho detto sono ormai un numero ridotto, e li sequenziamo totalmente in modo da evidenziare di quale variante si tratta. Questa volta – conclude – era XBB.2.3.2”, da poco dotata di ‘nickname’ dagli esperti attivi sui social e impegnati nell’osservazione delle varianti Covid, che per la nuova arrivata della famiglia dei ricombinanti XBB hanno scelto un nome evocativo: Alfa Crucis, sistema stellare appartenente alla costellazione della Croce del Sud e una delle stelle più luminose. 

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