Il tavolo della lunga trattativa – che sta andando avanti ormai dalla scorsa estate tra l’Aran e i sindacati – era in affanno da tempo, nell’attesa di un atto di indirizzo aggiuntivo, da parte delle Regioni, che stanziasse le risorse mancanti per coprire lo sblocco del salario accessorio e il nuovo ordinamento professionale.
Nel dettaglio: un aumento di circa venti euro lordi mensili complessivamente all’interno delle buste paga. Ne era sorto un vero e proprio braccio di ferro tra i Governatori e il Ministero dell’Economia sia sull’importo, sia sul finanziamento delle risorse integrative. La trattativa si era fatta particolarmente complessa e lo stesso ministro della Pa, Renato Brunetta, durante un question time alla Camera, aveva invitato i sindacati a impegnarsi nella trattativa, piuttosto che polemizzare.
Adesso il tavolo tecnico convocato per dirimere la questione si è chiuso, certificando che la cifra utile a sbloccare la contrattazione è di 315 milioni di euro per il 2022 e di 365 milioni nel 2023. Una somma che include anche la nuova indennità di vacanza contrattuale che dovrà essere versata dalle Regioni al personale sanitario. Ciò perché la firma da apporre sul contratto giungerà fuori tempo massimo (l’accordo copre il triennio 2019-2021) e sarà pertanto indispensabile inserire in busta paga l’indennità “ponte” fino al rinnovo successivo.
Una volta sottoscritto l’accordo, che riguarda 650mila dipendenti pubblici tra infermieri, personale socio-sanitario e amministrativo, comporterà aumenti medi di oltre 170 euro lordi mensili, arrivando fino a 200 euro per gli infermieri. La trattativa tra l’Aran e i sindacati sta accelerando: si punta a chiudere entro fine maggio.
La domanda che ci si pone legittimamente è la seguente: da dove giungeranno i 315 milioni utili per far ripartire la trattativa? L’ipotesi ad ora sul tavolo è che i soldi vengano presi dal Fondo Sanitario Nazionale, che può fare affidamento su 2 miliardi in più del 2022 assicurati dal governo (in questo senso, lo scorso ottobre, il Consiglio dei ministri ha approvato il “Documento programmatico di bilancio per il 2022”, che presenta le principali linee di intervento che verranno declinate nel disegno di legge di Bilancio nonché gli effetti sui principali indicatori macroeconomici e di finanza pubblica), insieme ad altri 600 milioni di euro per l’emergenza Covid-19 appena stabilizzati. Proprio all’interno di quest’ultimi potrebbero venire “recuperati” i 315 milioni sopra citati.
C’è però una condizione da rispettare: l’impegno, da parte del governo, a ricoprire la somma, nell’immediato nel Decreto aiuti che verrà approvato in settimana dal Consiglio dei Ministri, oppure con la prossima legge di Bilancio. Ciò che conta, per i Governatori, è che ci sia un impegno politico in tal senso. Appena chiusa l’intesa “finanziaria”, il tavolo della trattativa potrà subire un’accelerazione, per poi concludersi.