Il presidente del Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia, all’apertura dell’anno giudiziario, interviene sull’autonomia differenziata. “Mi riferisco ai probabili effetti delle ipotizzate forme di attuazione dell’autonomia regionale diversificata – previste dall’articolo 116 della Costituzione e delle quali si approssima la concreta approvazione – e delle conseguenti ricadute, potenzialmente anche conflittuali, sulla effettiva erogazione dei servizi e delle prestazioni pubbliche e sui relativi profili finanziari. È facile prevedere che la differenziazione – ‘reale’ o ‘percepita’ che sia – nei livelli qualitativi e quantitativi dei servizi apprestati dalle varie amministrazioni potrà determinare un incremento del contenzioso in materia, e ciò sia che l’entrata in funzione della riforma venga preceduta da una effettiva e puntuale predeterminazione ‘dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale’ sia che tale adempimento non venga posto in essere con sufficiente puntualità o comunque in modo non satisfattivo delle aspettative delle varie comunità locali”.
Poi ha aggiunto: “E invero, nella prima ipotesi è agevole pronosticare – tanto più nelle realtà meridionali, contraddistinte da un risalente e consolidato ‘ritardo’ in tema di servizi ai cittadini – un incremento del contenzioso finalizzato a richiedere prestazioni previste nei ‘livelli’ ma ritenute non assolte, o non adeguatamente assolte, dalle amministrazioni; nella seconda ipotesi, invece, il mero dato della differenziazione territoriale potrà accreditare contestazioni e rivendicazioni rispetto alle quali il Giudice amministrativo si troverà nella difficoltà di doversi pronunziare in assenza del ‘parametro’ adeguatamente individuato nella sede politico-amministrativa centrale”.
Intanto il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha risposto al Senato a un’interrogazione presentata da alcuni senatori del Pd, prima firmataria Sandra Zampa, riguardante il pericolo che l’approvazione e l’attuazione del modello di autonomia differenziata possano compromettere definitivamente l’obiettivo di garantire l’uguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto costituzionale alla salute.
Il ministro ha sottolineato che il Ministero si impegna in via prioritaria a restituire ai cittadini un equo accesso alle cure per l’uniforme fruizione in tutto il territorio nazionale dei Lea. Questo obiettivo strategico si consegue rinforzando il sistema dal punto di vista finanziario, ma anche adeguando il modello di governo del rapporto fra Stato e Regioni. Per questo, verrà adottato un modello di programmazione sanitaria centrato sullo strumento del Piano sanitario nazionale, che testimonia la volontà di passare da una governance pattizia (in questo caso lo strumento è stato il Patto per la Salute) a una reale governance condivisa in cui Stato e Regioni si prendono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini.
Il Piano sanitario nazionale intende segnare un cambio di passo nelle relazioni tra livello centrale e regionale. Il cambiamento è reso possibile anche dalla capacità di utilizzare dati sempre più integrabili, grazie all’investimento tecnologico dell’ecosistema dei dati sanitari. Questo permetterà di valutare il fabbisogno di salute, con un modello nazionale di classificazione e stratificazione dei bisogni, il relativo fabbisogno finanziario e di valutare le reali performance dei sistemi regionali, potendo così garantire il rispetto dei Lea.
“Secondo quanto previsto nell’articolo 1 dello schema di disegno di legge in materia di autonomia differenziata, versione 2 febbraio 2023 -argomenta il Ministro- i Lea in sanità indicano una soglia costituzionalmente necessaria e costituiscono il nucleo invalicabile per rendere effettivi tali diritti e per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra Stato e autonomie territoriali e per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti i diritti civili e sociali”.