Assunzione dello specializzando. Cosa rischia la struttura sanitaria?

A cura dell’avv. Maria Antonella Mascaro

Si riaccende in questi giorni la discussione sulla eventuale assunzione degli specializzandi come medici nelle strutture pubbliche o private convenzionate, ma tutto ciò è possibile? E quali i rischi?

La problematica non è di poco conto dal momento che c’è una grande carenza di personale medico e sanitario in Italia, tanto da dover ricorrere a contestate ma pur sempre necessarie misure quali quelle adottate da alcune regioni del paese con la chiamata, a tempo determinato, di medici stranieri.

Il maggior diniego a questo tipo di assunzioni, ancor prima di pensare a come normarle, proviene proprio dalle associazioni di categoria quali la federspecializzandi che ha ravvisato una serie di problematiche relative anche alla difficoltà di come contrattualizzare il rapporto di lavoro.

Sempre l’associazione di categoria sostiene che una contrattualizzazione a tempo determinato all’ultimo anno di specializzazione non sembra sostenibile. Se il contratto fosse integrativo, cioè attuato in parallelo al contratto di formazione specialistica, ci sarebbero evidenti problemi di compatibilità sia da un punto di vista giuridico che da un punto di vista dell’orario lavorativo. Lo specializzando dopo le sue 38 ore settimanali di formazione inizierebbe le sue ore aggiuntive da medico dirigente e questo con assunzione di grossi rischi. Se invece il contratto fosse inteso come sostitutivo, con l’ultimo anno convertito in un vero e proprio contratto lavorativo, la specializzazione di fatto verrebbe trasformata in un modello tre o quattro anni più uno a seconda delle specializzazioni. Vero è che lo specializzando dell’ultimo anno sa fare molte cose, ma un conto è svolgere attività medica all’interno di una rete formativa protetta in cui, per legge, l’attività dello specializzando in alcun caso deve essere sostitutiva del personale di ruolo e in cui deve sempre essere garantita la presenza di un tutor; altra cosa è chiamare uno specializzando per sopperire alle carenze di organico, scaricando su di lui tutti gli oneri e i rischi legali. Se invece l’assunzione fosse “integrativa”, il compenso derivato dovrebbe sommarsi a quello dell’attuale contratto, ma il problema rimarrebbe sul carico di lavoro complessivo del medico. La legge di Bilancio 2019 aveva, peraltro, previsto che fosse permesso agli specializzandi all’ultimo anno di partecipare ai concorsi a tempo indeterminato, entrando in graduatoria separata e potendo essere assunti non appena conseguito il titolo, accelerando i tempi di latenza post-specializzazione.

La realtà delle varie paure nel realizzare un impianto del genere deriva anche dalla giurisprudenza di legittimità, infatti la Corte Suprema ha confermato la condanna in concorso di medico e specializzando sulla base del principio che lo specializzando non è un mero esecutore di ordini del tutore, anche se non gode di piena autonomia. Quest’ultima, seppur vincolata, non può che ricondurre allo specializzando, semmai in concorso con il tutor, rispetto alle attività da lui compiute. Dunque, se lo specializzando non si ritiene in grado di compiere le attività a lui indicate o demandate dal dirigente deve rifiutare di svolgerle, diversamente se ne assume le responsabilità.

Secondo la Corte, quindi, in virtù, nel caso trattato, lo specializzando avrebbe potuto ben riconoscere la grave patologia cardiologica del paziente, alla luce del patrimonio delle sue conoscenze, quale condotta esigibile di un medico specializzando, in posizione di garanzia paritetica a quella del medico dirigente suo tutor.

Pertanto sussisterebbe la responsabilità professionale sia per i medici strutturati che per gli specializzandi.

Quanto poi, al problema che ci riguarda e alle richieste se attualmente sia legittimo o meno assumere nelle strutture gli specializzandi è ovvio che la risposta sia negativa, perché non esiste norma o decreto che lo consenta, ma se si pensa alla responsabilità della struttura in caso di colpa e, forse, anche non solo grave, dello specializzando, nella realtà dei fatti non ci si allontana molto dal principio che già vale in assoluto per quanto detto in altri scritti pubblicati.

La responsabilità civile della struttura che assume il medico o comunque il personale sanitario e dunque, nella eventualità che ciò fosse possibile, lo specializzando, in generale ha sempre la stessa matrice, cioè quella contrattuale. In caso di responsabilità acclarata che determini lesioni o morte del paziente, la struttura è eternamente chiamata in causa ed essendo responsabile in solido, sarà nei casi di condanna sempre “costretta a pagare” per prima.

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