COMUNICATO 20 OTTOBRE 2025
La telemedicina è definita dal Ministero della Salute come “l’insieme di tecniche mediche ed informatiche che permettono la cura di un paziente a distanza o più in generale di fornire servizi sanitari da remoto”.
In altre parole, la telemedicina è l’insieme di prestazioni sanitarie che avviene a distanza per via telematica: rappresenta il connubio perfetto tra nuove tecnologie di comunicazione e modalità tradizionali di assistenza medica. Infatti, grazie a nuovi strumenti audio e video di comunicazione digitale, la telemedicina consente al medico di fornire colloqui e servizi di assistenza medica da remoto; inviare e ricevere documenti, diagnosi e referti in modo immediato a distanza; monitorare costantemente i parametri vitali dei pazienti con patologie croniche da remoto. Telemedicina, dunque, è sinonimo di assistenza a distanza, tempi più rapidi e abbattimento dei costi. Questa nuova modalità sanitaria non vuole sostituire la medicina tradizionale, bensì affiancarla con tecniche innovative, moderne e efficienti in grado di ottimizzare il contatto tra medico e paziente. L’obiettivo finale di telemedicina e sanità digitale è aiutare i pazienti a ricevere assistenza sanitaria e le migliori cure possibili anche da remoto e in situazioni critiche, proprio come quella verificatasi durante la pandemia da Coronavirus. Secondo il Ministero della Salute, all’interno della più ampia definizione di telemedicina possono essere individuate tre macro-discipline. La telemedicina specialistica che riguarda tutte le modalità con cui si forniscono visite mediche e controlli a distanza in merito a una specifica disciplina medica. Fanno parte di questa categoria tutte le sedute mediche in videochiamata e online, come per esempio una seduta dallo psicologo o una visita dal nutrizionista. La telesalute che fornisce assistenza primaria in merito alla diagnosi e al monitoraggio a distanza dei parametri vitali dei pazienti che consente al medico curante di poter controllare costantemente anche da remoto le condizioni di salute dei suoi pazienti. Questo ramo della telemedicina risulta utile soprattutto quando si parla di pazienti con patologie croniche che necessitano di osservazione costante. Telesalute può essere, ad esempio, la misurazione della pressione a distanza, del battito cardiaco o più semplicemente il monitoraggio quotidiano delle condizioni del paziente. La teleassistenza riguarda, poi, tutti i servizi di socio-assistenza rivolti a pazienti fragili o diversamente abili: lo scopo di questa assistenza è gestire da remoto in modo efficace tutti i servizi di supporto in caso di emergenza per questi pazienti. L’utilizzo della telemedicina, pertanto, si rivela utile in situazioni in cui non sia necessario il contatto fisico tra medico e paziente, agevolando soprattutto alcune aree specialistiche come la psicoterapia, dietologia o altre aree in cui sia necessaria assistenza al paziente nel tempo. Passando all’applicazione pratica, nella Regione Lazio la telemedicina è attualmente utilizzata per: le reti dell’emergenza e tempo-dipendenti (per esempio per l’ictus, infarto miocardico e grandi traumi) e le malattie infettive; la gestione domiciliare dei pazienti nell’ambito dell’emergenza dei virus COVID; la continuità assistenziale ambulatoriale per i pazienti cronici. L’obiettivo della Regione Lazio è estendere l’attività di teleconsulenza anche ad altri percorsi di cura, come ad esempio per la patologia oncologica o le malattie rare, e come strumento per facilitare l’interazione tra professionisti, sia ospedalieri che territoriali, per assicurare continuità assistenziale al paziente. Ci si chiede nell’ambito delle Strutture private cosa accada. Le strutture sanitarie private possono offrire servizi di telemedicina utilizzando piattaforme tecnologiche certificate, piattaforme proprietarie o soluzioni integrate per garantire un approccio sanitario rigoroso e conforme alle normative. Tuttavia, la telemedicina stenta a decollare nella sanità privata, al contrario delle strutture pubbliche che, invece, beneficiano della spinta del PNRR e stanno portando avanti la realizzazione di una piattaforma nazionale della telemedicina e di piattaforme regionali. Ed infatti, nel privato la telemedicina non attecchisce, non ha trovato un quadro chiaro di riferimento, di regole, ma anche di facilità applicativa. Non rappresenta, ad oggi, uno strumento remunerativo, poiché dovrebbe integrarsi all’interno dei LEA e di un piano tariffario ancora in via di definizione. Dall’analisi dei dati è emerso che Il 58% delle strutture private impegnate in attività di telemedicina ha riscontrato alcuni problemi: complessità organizzativa (22%), scarsa collaborazione del personale medico (18%) e onerosità economica (9%). La gestione del cambiamento culturale e organizzativo si conferma quindi un fattore critico per l’adesione alla telemedicina, così come la necessità di strategie di formazione e supporto per il personale sanitario.