COMUNICATO 27 OTTOBRE 2025
Dall’esame dei dati e dall’analisi degli ultimi studi condotti nell’ambito di una ricerca sugli accessi nei Pronto Soccorso italiani è emerso che nell’anno 2024 sono aumentati gli accessi in Pronto Soccorso che si avviano a raggiungere complessivamente i 19 milioni entro fine anno; nel 54% delle strutture di emergenza urgenza è in crescita il cosiddetto «boarding», ovvero i pazienti sostano in Pronto Soccorso – spesso in barella – in attesa di ricovero in reparto, invece diminuisce in una struttura su tre, grazie a specifici provvedimenti; continuano ad arrivare nelle strutture dell’emergenza-urgenza pazienti con più patologie e problematiche socio-assistenziali che potrebbero trovare soluzioni più adeguate fuori dall’ospedale.
I dati dell’indagine, evidenziano i principali problemi del Pronto Soccorso: carenza di personale (lo segnala il 29% dei direttori dei PS) e soprattutto gli accessi «impropri», quindi evitabili poiché non si avrebbe bisogno di cure urgenti (lo segnala il 26%). Ed invero, i c.d. accessi inappropriati al pronto soccorso sono quelli non urgenti, gestibili da altre strutture come gli ambulatori di medicina generale, che tuttavia vengono trattati nel pronto soccorso. Questo fenomeno, che riguarda circa il 22-24% degli accessi totali in Italia, comporta sovraffollamento, allungamento dei tempi di attesa e spreco di risorse. Le cause principali includono la percezione del pronto soccorso come soluzione unica per ogni problema sanitario e l’incapacità della rete di assistenza territoriale di rispondere adeguatamente alle esigenze non urgenti. ll sovraffollamento che si determina così in Pronto Soccorso rappresenta, forse, il problema per eccellenza della sanità italiana poiché oltre ad essere causa di disagi e di reclami da parte degli utenti, è riconosciuto dalle società scientifiche come importante fattore di incremento del rischio clinico e di complicanze. Gli accessi ai PS crescono progressivamente con l’età: su mille abitanti con più di 90 anni si riscontrano 500 accessi all’anno, mentre scendono intorno ai 200-250 nelle classi d’età inferiori. In altri termini, gli accessi aumentano con l’età, ma proporzionalmente cresce anche l’appropriatezza degli accessi. Un dato avvalorato anche dal fatto che negli anziani alla visita di PS segue spesso un ricovero e non il ritorno a casa. Ed anche l’appropriatezza del ricovero ospedaliero è più frequente negli anziani rispetto ai giovani, come dimostrano anche le successive diagnosi di dimissione dai reparti: lo studio ha dimostrato, per esempio, che l’insufficienza respiratoria acuta è la più frequente diagnosi dimissione nei soggetti con età maggiore di 75 anni in Italia. Talvolta si ritiene che l’ingresso degli anziani sia inappropriato, in quanto affetti da patologie croniche, ma proprio cronicità e fragilità rendono gli anziani clinicamente instabili, maggiormente vulnerabili, e pertanto più a rischio di quadri clinici acuti e gravi, spesso a presentazione atipica, che richiedono interventi tempo-dipendenti attuabili solo in ospedali attrezzati. In conclusione, possiamo affermare che una delle cause principali del sovraffollamento del PS sia l’aumento del numero assoluto di anziani in Italia a cui si associa una riduzione costante del numero di posti letto in ospedale, che andrebbero invece aumentati. È tempo di agire e di garantire una rete di assistenza sanitaria che risponda realmente ai bisogni dei cittadini. La sanità pubblica italiana ha, dunque, bisogno di interventi strutturali urgenti per affrontare questa crisi. È essenziale un impegno deciso per garantire un servizio sanitario efficiente e accessibile a tutti.

