Questo l’orizzonte che si prospetta per il prossimo anno.
Questo clima è reso ancor più rovente dal blocco del turn over dei medici e la mancanza di personale di assistenza diretta, i due ingredienti che compongono i veri pungoli del sistema sanitario nazionale, in una crisi profonda che porta a commettere oltre 100.000 errori all’anno in corsia.
Poi l’inflazione, che ha fatto perdere 15 miliardi di finanziamenti in soli quattro anni secondo il recente rapporto del Coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, lasciando molte Regioni con bilanci in difficoltà. La situazione è aggravata dal fatto che la spesa sanitaria da sola assorbe circa l’80% dei bilanci regionali.
Ci sono sicuramente Regioni riescono a tenere i conti in pareggio, come Lombardia, Veneto, Umbria, Marche, Campania e Calabria, ma la maggior parte è in rosso.
Con deficit più consistenti, si prospettano piani di rientro in sanità, con la possibilità di ulteriori tagli alle prestazioni e blocchi alle assunzioni. Tali misure potrebbero avere un impatto significativo sulla qualità dell’assistenza fornita ai cittadini, alimentando ulteriori diseguaglianze territoriali. I magistrati contabili hanno rilevato che le Regioni sottoposte a piani di rientro vedono crescere più lentamente la spesa sanitaria per cittadino, accentuando così le disparità regionali, che variano dai 2.836 euro pro-capite dell’Alto Adige ai 2.041 della Calabria.
L’incapacità di garantire i livelli essenziali di assistenza è un’altra sfida importante. Secondo il ministero della Salute, nel 2021 sette Regioni non sono riuscite a garantire tali livelli, tra cui Alto Adige, Molise, Campania, Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta e Calabria. La mancanza di finanziamenti può aver influenzato questa situazione, ma alcune associazioni degli assistiti, come Cittadinanzattiva, hanno sottolineato che le liste d’attesa dovrebbero essere prese in maggiore considerazione nella valutazione del rispetto dei Lea.
Anche il recupero delle prestazioni dopo l’emergenza Covid è stato a macchia di leopardo, secondo la Corte dei Conti.
Il Nord e il Centro del paese hanno recuperato rispettivamente il 72% e il 78% dei ricoveri ospedalieri, mentre il Sud è rimasto al 40%. Un trend simile si osserva per visite e analisi, con il Nord all’81%, il Centro al 79% e il Sud al 15%. Questo divario evidenzia una disparità nella capacità di recupero delle prestazioni tra le diverse regioni.
Inoltre, nel Sud del paese, dove i cittadini hanno meno possibilità di rivolgersi al settore privato, le prestazioni saltate nelle strutture pubbliche si sono tradotte in rinunce alle cure. Questa situazione ha il potenziale di peggiorare la salute e il benessere delle persone in queste regioni.
Mentre il 2024 si avvicina, la sanità italiana affronta sfide significative. È necessario adottare misure tempestive ed efficaci per ristabilire l’equilibrio dei bilanci regionali, migliorare l’accesso ai servizi sanitari e ridurre le disuguaglianze territoriali. Solo attraverso una gestione oculata delle risorse e un approccio coordinato tra le Regioni sarà possibile garantire un sistema sanitario solido e sostenibile per tutti i cittadini italiani.