Payback e Regioni verso un accordo col Governo

Ritorna all’attenzione il tema del payback, il meccanismo che obbliga le aziende a coprire parte dello sforamento dei tetti di spesa regionali per i dispositivi medici che, secondo una “annunciata” nota congiunta MEF-Conferenza delle Regioni, dovrebbe essere pagato prossimamente. Secondo fonti di stampa, si starebbe delineando un accordo sul payback della sanità, che porterebbe a un risparmio di 500 milioni di euro per le aziende. Le aziende dovrebbero versare circa 500 milioni, ma alcune regioni non sono d’accordo con il pagamento di 120 milioni, rendendo la trattativa ancora pendente molto complicata, come riportato anche da Confcommercio. L’ANSA riprende, infatti, la notizia che il negoziato è in corso tra il governo e le regioni per trovare un accordo. L’obiettivo è risolvere la questione che ha creato tensioni tra le regioni e il governo, e trovare una soluzione che eviti ulteriori contenziosi.  Il sistema del payback, misura di politica sanitaria in forza della quale, come si è detto, le aziende che forniscono i dispositivi al servizio sanitario devono concorrere, pro quota, a ripianare parte (tendenzialmente la metà) dello sforamento dei tetti che le Regioni stanziano per tali prodotti è stato oggetto di recenti pronunce giurisprudenziali. Da ultimo la Corte Costituzionale, come si è avuto modo di commentare, ha statuito che debba essere considerato come un “contributo di solidarietà”, necessario a sostenere il SSN in una “generale situazione economico-finanziaria altamente critica che non consente ai bilanci dello Stato e delle Regioni di finanziare, con risorse della collettività, di far fronte in modo esaustivo alle spese richieste” e “proporzionato”, vista la riduzione al 48% disposta per il periodo 2015-2018. Sempre la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 139/2024, ha infatti stabilito che la riduzione al 48% per il payback debba essere applicata a tutti gli operatori e non solo, invece, a quelli che hanno rinunciato al ricorso. Il pronunciamento della Corte Costituzionale è stato preso con molto insoddisfazione da parte delle aziende di settore, che confidavano nel riconoscimento delle proprie ragioni, forti dei rilievi a loro favore evidenziati dal TAR. “Serve una risposta rapida e responsabile da parte dello Stato: il payback è un debito pubblico mascherato da privato, e non può essere scaricato sulle spalle delle Pmi”. Lo ha affermato il presidente di Confapi Sanità, Michele Colaci, che insieme a Gennaro Broya de Lucia, presidente di Conflavoro Pmi Sanità, ha avuto diversi incontri con i vertici istituzionali per risolvere la questione legata al payback.  “Il Governo, con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – dichiara Colaci – ha finalmente mostrato una chiara volontà politica di risolvere l’anomalia normativa che riguarda questa delicata problematica che sta mettendo in crisi l’intero comparto del medtech italiano”. L’intesa delle Regioni dovrebbe in qualche modo ricalcare quanto proposto dall’Economia dopo gli incontri al tavolo di settore presso il Mef delle settimane scorse con le imprese e con gli stessi rappresentanti regionali. Il meccanismo che ancora va delineato nei dettagli e che potrebbe entrare presto nel mini-decreto omnibus a cui sta lavorando il Governo prevede appunto che per abbattere l’importo a carico delle imprese – come già avvenuto in passato portando da 2 miliardi a un miliardo il totale da pagare – ci sarà un intervento diretto del Governo che metterà sul piatto 350 milioni, mentre le Regioni dovrebbero rinunciare a 120 milioni (sono loro a incassare il payback sui dispositivi medici dalle imprese). In tal modo, resterebbero a carico delle industrie circa 526 milioni con la possibile esenzione per le aziende più piccole che hanno un fatturato inferiore ai 5 milioni l’anno e che, diversamente, dovendo sottostare al sistema del payback rischierebbero di chiudere.

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