Nuove assunzioni in sanità: fantasia o realtà

Il Ministro della Salute ha annunciato l’assunzione di oltre ventimila persone, nell’ambito del personale sanitario, per il 2026: un numero diverso da quello ipotizzato inizialmente di circa seimila.

Sostanzialmente con l’aumento del Fondo Sanitario Nazionale crescerebbe anche la capacità delle Regioni di assumere personale. Il problema sta nel fatto che spetterà alle amministrazioni locali assumere in base alle proprie risorse economiche.

Naturalmente questo cambierà il quadro nazionale, creando notevoli disparità territoriali, in quanto è ovvio che continuano a persistere differenze territoriali molto forti, non solo e non più fra nord e sud, ma anche fra centro e nord e centro e sud. Ciò avviene sia a livello di carenza di personale in alcune regioni più che in altre, sia a livello di risorse economiche, esistendo ancora regioni commissariate o con piani di rientro.

Aspre critiche sono arrivate dai presidenti della Campania, del Veneto e della Sardegna, solo per citarne alcune. Ad esempio solo in Campania servirebbero oltre diciottomila infermieri e circa seimila medici in più per raggiungere la media nazionale.

Il problema non è solo economico ma manca la disponibilità di personale, motivo per il quale l’auspicio di tutti è l’apertura di bandi internazionali per reperire professionisti.

Infatti, prima di parlare, come è avvenuto in questi mesi di scuola secondaria di secondo grado dedicata alla specializzazione infermieristica, sostitutiva o aggiuntiva della laurea infermieristica, probabilmente il reperimento anche all’estero di personale sanitario, soprattutto infermieristico non risolverebbe in toto il problema, ma contribuirebbe ad aiutare.

I sindacati del settore segnalano carichi di lavoro non più sostenibili e turni prolungati che mettono a rischio la salute stessa degli operatori.

La manovra di bilancio del 2026 autorizza le aziende sanitarie a stabilizzare personale sanitario a tempo indeterminato, in deroga ai vincoli esistenti. Per questo motivo è previsto uno stanziamento di quattrocentocinquanta milioni di euro annui, ma, a parere dei professionisti della sanità, la misura rischia di restare solo sulla carta, se non è seguita da una pianificazione concreta.

Per la carenza di infermieri servono investimenti strutturali, salari competitivi e riconoscimento del lavoro usurante, in particolar modo per chi lavora in corsia.

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