Lo stato di salute della sanità

Secondo quanto affermato dal GIMBE il personale sanitario in Italia si trova nel pieno di una crisi senza precedenti. La dichiarazione del Presidente, Nino Cartabellotta, nel rapporto annuale nel quale viene denunciato il pessimo stato di salute della sanità italiana.

Secondo la fonte accreditata tutto dipende dagli errori di programmazione che partono dalla carenza di finanziamenti, che, lo si ricorda, sono diminuiti notevolmente, ad una conseguente mancanza di motivazione di tuto il personale sanitario a restare nel paese, con effetto di migrazioni all’estero molto consistenti.

Nonostante modifiche intervenute, anche sul sistema universitario, secondo le fonti del GIMBE, la fotografia del paese è quella che sempre più giovani disertano l’iscrizione a corsi di laurea come scienze infermieristiche e a specializzazioni mediche meno attrattive, come emergenza-urgenza, mentre numerosi professionisti abbandonano il Ssn per lavorare nel privato o addirittura all’estero.

In particolare, è emerso che negli ultimi 11 anni sono stati persi 28 miliardi per il personale dipendente.

Dopo una prima contrazione tra il 2012 e il 2018 (da 36,4 a 34,7 miliardi), la curva della spesa era risalita attorno ai 40 miliardi nel 2022, per poi riscendere lentamente.  

Di questi 28 miliardi peraltro, più di quindici sono stati sacrificati tra il 2020 e il 2023.

Per quanto concerne le Regioni ci sono molte differenze fra il Nord ed il Sud del paese. Lazio e Campania si collocano al di sotto della soglia nazionale con 8,5 unità, così pure la Lombardia, mentre sopra la media si trovano o tutte le Regioni e Province autonome a statuto speciale di più piccole dimensioni, come la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria e le Province autonome di Trento e Bolzano.

In generale, nel 2022 i medici che lavoravano nelle strutture sanitarie erano poco più di centoventimila.

L’Italia, per l’OCSE, risulta sopra la media come numero di medici in servizio ma il GIMBE segnala una differenza rilevante fra i medici attivi e quelli in quota al Ssn.  Per quel che riguarda gli infermieri, invece, la media è molto al di sotto secondo i dati Ocse con 6,5 infermieri per 1000 abitanti, laddove la media è di almeno 10 per mille.

Per non parlare, poi, del fenomeno dei gettonisti, cioè i medici e i professionisti sanitari che vengono reclutati per svolgere turni negli ospedali tramite agenzie di somministrazione del lavoro e cooperative che, in genere, percepiscono compensi più alti dei medici dipendenti e secondo il rapporto ANAC costituiscono una spesa di circa 580 milioni di euro per il periodo compreso tra gennaio 2019 e agosto 2023.

Cifre assurde se si pensa che manca l’organizzazione per evitare sprechi e divenire più attrattivi per far sì che le nuove leve restino e non espatrino.

avv. Maria Antonella Mascaro

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