COMUNICATO 11 MARZO 2025
Da anni il Servizio Sanitario Nazionale combatte con la difficoltà di erogare le prestazioni sanitarie in tempi adeguati, tali da assicurare ai pazienti una puntuale soddisfazione dei loro bisogni di salute.
Gli sforzi di intervento su una tematica ormai non più rinviabile, ci sono, ma la soluzione del problema non è di facile interpretazione.
La riduzione delle liste d’attesa, infatti, può essere ottenuta, forse, solo in due modi: aumentando l’offerta di prestazioni o riducendo la richiesta delle stesse.
Sul primo versante, aumentare le retribuzioni per il lavoro straordinario degli operatori sanitari, come previsto da alcuni decreti, potrebbe consentire di aumentare solo di poco l’attività attuale, dato che già dal 2021 si è fatto ricorso stabilmente all’“area incentivata”, cioè alla erogazione di prestazioni aggiuntive da parte dei medici ed infermieri del SSN, al di fuori dell’orario di servizio ed a fronte di un corrispettivo economico. Che si possa ottenere oggi, un nuovo ulteriore significativo incremento di ore lavorative da parte dei sanitari, sia pure a fronte di un incentivo economico, appare inverosimile.
L’unica vera soluzione sarebbe aumentare notevolmente gli organici del personale che eroga le prestazioni, cosa che, nelle condizioni economiche attuali, appare di difficile realizzazione. Anche aumentare la forbice delle fasce orarie di apertura degli ambulatori o aumentare le sedi dove le prestazioni potranno essere erogate senza aumentare il numero degli operatori non sposta il problema, per la ragione che deve essere individuato ed ingaggiato il personale che eseguirà le visite o le indagini strumentali.
Passando alla seconda soluzione: ridurre la richiesta di prestazioni inappropriate sarebbe assolutamente auspicabile e potenzialmente molto efficace nel decongestionare le liste d’attesa, ma in questo momento, evento molto difficile, anzi irrealizzabile, in quanto ciò comporterebbe mettere in atto un capillare sistema di controllo dell’appropriatezza delle prescrizioni di visite specialistiche ed esami strumentali, il che pare davvero arduo.
Altro importante argomento riguarda il fatto di riuscire a contenere la tendenza dei medici a ricorrere alla medicina difensiva, che genera una grande quantità di richieste di esami diagnostici non utili al solo scopo di prevenire eventuali contenziosi. In questo senso era auspicabile la depenalizzazione dell’atto medico che, però, non è arrivata e non si realizzerà.
In ogni caso per affrontare in modo strutturale il problema, al di là di misure tampone immediate, che non potranno avere che una limitata efficacia, sarà indispensabile nel medio termine realizzare interventi, quali quelli relativi alla individuazione di una precisa metodologia per la definizione dei fabbisogni del personale. Inoltre pensare ad aumentare i luoghi nei quali i pazienti possano richiedere le erogazioni delle prestazioni, coinvolgendo sempre più le strutture sanitarie accreditate.
avv. Maria Antonella Mascaro