Le Regioni in contrasto con il piano pandemico

Il piano pandemico messo a punto dal governo, di cui si è parlato alcuni giorni fa, si è rivelato inconsistente, non chiaro e poco trasparente da parte delle Regioni.

Dopo la messa a punto da parte del Ministero della Salute è stato inviato alla Conferenza delle Regioni, ricevendo un netto stop dalla commissione Salute della Conferenza. Le cause del “no” sono dovute alla ridondanza di competenze e di protocolli, alla mancata individuazione di una catena di comando che rende indispensabile una riscrittura del piano.

Le Regioni chiedono, dunque, un confronto con il Ministero, al fine di rendere il piano più facilmente leggibile ed intellegibile, di sintetizzarlo e schematizzarlo per essere più fruibile.

Un punto dolente è rappresentato proprio dal fatto che non si comprenda chi debba prendere le decisioni in ordine alle misure di prevenzione, limitandosi ad elencare i vari, possibili attori. Non sono elencate indicazioni decisionali e orientative per le Regioni, rimandando a imprecisate decisioni successive, senza affrontare gli aspetti relativi alla gestione della privacy e dei dati sensibili.

Vi è, inoltre, la necessità di dettagliare i modi e le quantità di utilizzo del finanziamento per l’assunzione di personale al fine di rafforzare le strutture regionali che si occupano di attivare il processo coordinato e continuo di pianificazione e messa in opera di attività riviste sulla base del monitoraggio dei risultati riguardo al piano pandemico.

E’ prevista la convocazione di una riunione tecnica in videoconferenza per il 21 maggio. L’ultima legge di bilancio ha stanziato i fondi necessari per l’attuazione del piano, prevedendo: 50 milioni di euro per il 2025; 150 milioni per il 2026 e 300 milioni annui a decorrere dal 2027.

Il nuovo piano prevede l’impiego dei vaccini ma non come unico strumento per contrastare la diffusione dei contagi, restrizioni alla libertà personale solo in casi di particolare gravità ed unicamente di fronte a una pandemia di carattere eccezionale, ma senza ricorrere ai Dpcm, come è avvenuto negli anni del Covid.

Sono previsti test, isolamento dei casi, tracciamento dei contatti e la messa in quarantena degli individui esposti, così come la nomina di un Commissario straordinario. Nel piano vengono ipotizzati tre casi: due dovuti a virus influenzali e il terzo, il cosiddetto caso peggiore possibile, nel quale si ipotizzano fino a tre milioni di ricoveri e oltre trecentomila persone in terapia intensiva.   

avv. Maria Antonella Mascaro

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