La mobilità sanitaria in aumento  

La mobilità sanitaria interregionale ha raggiunto la cifra record di € 5,04 miliardi, nel 2022, il livello più alto mai registrato e superiore di circa il 20% rispetto all’anno precedente. Sono i dati registrati dal GIMBE, che rilevano un ulteriore peggioramento del divario fra Nord e Sud. I dati elaborati dalla Fondazione GIMBE confermano anche il peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal meridione verso regioni come: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Il rapporto del GIMBE si basa su diversi fonti pubbliche ed accreditate quali i dati economici aggregati dal riparto del 2024, i flussi dei modelli M trasmessi dalle regioni al Ministero della Salute e i dati del report Agenas che si riferiscono ai ricoveri e alla specialistica ambulatoriale.

In sostanza una dimostrazione che la mobilità sanitaria non è più una scelta ma una necessità concreta motivata dalla profonda diversità nell’offerta dei servizi sanitari regionali.

Lo scotto più alto appartiene all’Abbruzzo, alla Calabria, alla Campania, alla Sicilia, al Lazio e alla Puglia, a favore delle regioni più virtuose di sopra citate che presentano un saldo attivo della mobilità attiva di notevole entità.

Il tutto va considerato con alto rischio di aggravamento a causa dell’entrata in vigore della legge sull’autonomia differenziata, una riforma che sugellerà definitivamente il divario fra le regioni, legittimando le diseguaglianze, andando contro gli articoli 3 e 32 della Costituzione.

Altro dato elaborato dal rapporto riguarda la mobilità passiva fra regioni vicine, nel senso che i pazienti appartenenti a realtà territoriali con buona offerta si spostano anche in regioni vicine più altamente qualificate.

Le uniche Regioni con un saldo positivo superiore a € 100 milioni si trovano tutte al Nord, mentre quelle con un saldo negativo maggiore di € 100 milioni sono concentrate al Sud. Esiste, oltretutto, una stretta correlazione tra adempimenti dei LEA e saldi di mobilità sanitaria.  

Oltre un euro su due viene speso per ricoveri e prestazioni specialistiche fuori Regione, in parte a favore della sanità privata accreditata, fatto questo che dovrebbe farne comprendere il grande valore e farla considerare vero braccio della sanità pubblica.

La mobilità sanitaria è un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali, etiche ed economiche, che evidenzia profonde disparità nel diritto alla salute che va tutelato su tutto il territorio nazionale in egual misura, evitando esportazione di pazienti e di conseguenza di miliardi di euro. Ciò permetterebbe, inoltre, alle regioni più virtuose di consolidare i poli d’eccellenza. In assenza di investimenti mirati, coraggiose riforme e politiche di riequilibrio, la mobilità sanitaria finirà per penalizzare sempre più i cittadini più fragili, minando il Servizio Sanitario Nazionale e la sua universalità.

avv. Maria Antonella Mascaro

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