COMUNICATO 12 SETTEMBRE 2024
La finanziaria del 2025 si avvicina e pone il Governo di fronte a problematiche complesse. Da una parte le pensioni e dall’altra i fondi per la sanità, entrambi argomenti che rappresentano i punti cardine della manovra finanziaria, in quanto è indispensabile trovare risorse sufficienti per sostenere entrambi i settori, tenendo conto delle rigide regole fiscali imposte dall’Europa.
Esiste la previsione di destinare due miliardi alla sanità, somma che potrebbe non essere sufficiente a fronteggiare le esigenze del sistema sanitario nazionale. La nota dolente è rappresentata da due fattori e cioè da una parte la risalita del budget sanitario, dall’altra non sforare i limiti imposti dall’Europa, ma il problema non è più rinviabile, necessita di una decisione che per il momento si attesta sulla destinazione di quella somma.
La proposta dell’opposizione sarebbe quella di raddoppiare la somma da due a quattro miliardi e contemporaneamente portare la spesa del Pil al 7,5% entro il 2028.
Il Ministero dell’Economia e Finanza sta studiando un piano destinato ad una crescita della spesa sanitaria ad una velocità superiore rispetto alla crescita del Pil, anche per poter bypassare i vincoli europei, molto rigidi, imposti.
Non meno problematica la questione della manovra rispetto alle pensioni, altra nota dolente delle finanziarie. Sono previsti tagli, restringimenti e bonus per chi resta.
La richiesta di uno dei partiti di maggioranza di uscita anticipata con 41 anni di contribuzione non è adeguata a far quadrare i conti, pertanto è prevedibile un ulteriore irrigidimento che prevederà un allungamento delle finestre di uscita con conseguente ritardo del pensionamento.
A tal proposito il Governo sta valutando l’introduzione di incentivi mirati a spingere alcune categorie di lavoratori, come le forze dell’ordine, a rinunciare al pensionamento anticipato, in cambio di un aumento dello stipendio netto.
Nel pubblico impiego, in generale, il Governo sta valutando di eliminare il pensionamento automatico con il raggiungimento dei requisiti richiesti, dunque il superamento dei 65 anni per l’età pensionabile.
Altra novità potrebbe essere la revisione di quota 103, la misura che permette, attualmente di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contribuzione, con una penalizzazione del ricalcolo. La misura scade alla fine dell’anno, ma potrebbe non essere riconfermata.
Altri restringimenti sono previsti per Opzione Donna che consente alle donne che assistono familiari disabili di andare in pensione a 61 anni, con riduzione dell’età solo per chi ha figli: anche questa opzione potrà essere colpita dal ricalcolo contributivo.
Mala tempura anche per le rivalutazioni delle pensioni che, se nel 2024 hanno subito un aumento di oltre il 5%, a causa dell’aumento dell’inflazione, nel 2025 potrebbero aumentare solo dell’1%.
Sarà necessario attendere i dati Istat per capire quale e quanto sarà l’indice percentuale di aumento che sarà senza dubbio molto contenuto.
avv. Maria Antonella Mascaro