COMUNICATO 08 LUGLIO 2025
Da nord a sud la desertificazione dei servizi pubblici offerti dai centri di igiene mentale è sempre più forte.
Ne fanno cenno membri di associazioni che stanno vicino ai familiari di sofferenti psichici a Trieste, così come alcuni consiglieri municipali nella capitale, denunciando la carenza dei servizi. La difficoltà sempre maggiore si incontra nel fatto che anche il terzo settore è in affanno non avendo il sostegno pubblico e tentando, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, di stare accanto alle vite fragili e difficili dei giovani con disturbi psicologici e malattie psichiatriche e dei loro familiari.
Le associazioni sarebbero, di fatto, partner del servizio pubblico, ma così non è, anche perché il servizio pubblico sta scomparendo con riduzione di personale e di orario, proprio in un momento storico nel quale i disturbi psicologici sono saliti alle stelle.
E’, dunque necessario rendere il settore delle associazioni vero partner pubblico, soggetto attivo per migliorare la programmazione e la gestione dei servizi, finalizzati a cogliere i reali bisogni degli utenti, personalizzandoli. Spesso le distanze tra chi cura e chi è curato, sono notevoli. La relazione è divenuta prestazione. La continuità di cura è spesso assente, certamente nel lungo periodo. Oggi dominano regole, protocolli, procedure, norme.
I servizi di salute mentale devono comprendere e raccordare tra loro la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione. Per il paziente e i suoi familiari sono aspetti fondamentali. Soprattutto la riabilitazione, con azioni intersettoriali su tutti i fattori che possono rendere dignitosa la vita dei propri cari. Tra questi, importanza particolare va data al lavoro, cercando di ampliare le possibilità che i pazienti psichiatrici possano avere una casa, un reddito vitale, una socialità vera.
E’ drammatico constatare che poco fanno le Aziende pubbliche per i collocamenti mirati per persone disabili con disturbo mentale.
Negli anni 2017-2019 proprio a Trieste era stato sperimentato il progetto Supporto e Trattamento Intensivo Domiciliare, multiprofessionale e multidisciplinare, nato con l’intento di offrire interventi attraverso un’equipe di crisi mobile, con esiti di una riduzione dei ricoveri e dei TSO, sperimentazione, poi, terminata. Una possibilità potrebbe provenire dall’incremento dei livelli essenziali di assistenza, ma quelli che riguardano l’assistenza psichiatrica sono scarsi e poco chiari. Inoltre rispondono come tutti i livelli di assistenza essenziale a logiche di finanziamenti per la compatibilità finanziaria stabilita dal MEF, pertanto non soddisfano la domanda enorme.
La politica di austerità e l’ideologia politica dominante hanno fatto sì che i LEA vengano sempre condizionati dalle risorse, depotenziando il diritto costituzionale alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Sela logica del ridimensionamento e sottofinanziamento continuerà a dominare il panorama governativo, non si potranno mai soddisfare i bisogni oggettivi delle persone psicologicamente fragili.