COMUNICATO 07 OTTOBRE 2025
Nel nostro paese è previsto per legge che a prescrivere un farmaco possa essere soltanto un medico, in quanto è lo stesso medico o un altro che formula la diagnosi e con la cura prescrive la terapia e dunque la somministrazione dei medicinali indispensabili. Sempre il medico vigila sul paziente sull’andamento della malattia e dunque dosa la terapia, dunque i farmaci. Dunque attraverso la ricetta o prescrizione del medico il farmacista, poi, dispensa il farmaco. Una linea netta sussiste fra queste due figure in Italia,ma negli ultimi anni, in diversi Paesi europei ed extraeuropei, il farmacista ha visto ampliarsi le proprie competenze, fino a diventare, in certi contesti, anche prescrittore.
Come è noto, in Italia, il DM n. 77/2022 ha potenziato le mansioni del farmacista nell’ambio dell’assistenza territoriale, concedendo che la farmacia potesse essere un luogo in cui il cittadino può trovare le prime indicazioni, esami diagnostici ed anche sostegno psicologico.
Nel nostro Paese non esiste ancora una legge che attribuisca ai farmacisti il potere di prescrivere. il recente Testo Unico della Farmaceutica, approvato in Consiglio dei Ministri, potrebbe rappresentare la base di partenza per una riforma più ampia, in cui il farmacista potrebbe diventare prescrittore.
Le ipotesi sul tavolo riguardano l’eventuale prescrizione di farmaci per patologie minori, come, ad esempio, infezioni leggere delle vie respiratorie, congiuntiviti, dermatiti o allergie stagionali; rinnovo della prescrizione per le terapie croniche già diagnosticate dal medico; farmaci da banco o di fascia C, oggi soggetti a ricetta, che il farmacista potrebbe gestire con protocolli condivisi con il medico.
Una percentuale che sfiora l’80% delle farmacie italiane è favorevole alla riforma del farmacista prescrittore.
Si ricorda che la medesima questione era sorta per l’infermiere prescrittore. Già prima del farmacista in numerosi convegni si è parlato dell’ipotesi di estendere alcune forme di prescrizione agli infermieri, sul modello già adottato in alcuni Paesi europei. Questa proposta nasce dal fatto che l’infermiere è la figura in prima linea nell’assistenza al paziente cronico o fragile e quotidianamente gestisce terapie, medicazioni e altro con uso di strumenti e dispositivi di supporto. Dare un riconoscimento formale e limitato da una legge a questa figura significherebbe migliore l’efficienza del sistema con sgravio per il personale medico.
Ovviamente il dibattito è accesissimo, incontrando anche l’ostilità della categoria dei medici, di cui la maggior parte pensa che la prescrizione debba essere appannaggio esclusivo del medico.
Per capire meglio la questione lo sguardo deve essere allargato ad esperienze di altri paesi. Ad esempio in Inghilterra esistono farmacisti che prescrivono in autonomia dopo specifici master universitari, in Francia dal 2019 i farmacisti prescrivono vaccini e in alcune regioni farmaci per patologie minori, in Svizzera i cantoni hanno autorizzato la prescrizione per piccoli disturbi, mentre in Scozia il modello è tra i più avanzati: i farmacisti di comunità seguono pazienti cronici in stretta integrazione con il servizio sanitario
Il futuro del farmacista prescrittore in Italia resta per il momento un cantiere aperto.
Se il medico resta oggi il fulcro della prescrizione, altri professionisti, come farmacisti e infermieri, potrebbero essere chiamati domani a condividere alcune responsabilità, in un sistema regolamentato.