Il problema dell’assistenza domiciliare in Italia

COMUNICATO 26 NOVEMBRE 2025

L’Italia ha suscitato l’attenzione dell’OCSE che ha dedicato un focus alla frammentazione dell’assistenza domiciliare, indicando espressamente la necessità di garantire un maggior numero di personale, un migliore coordinamento e incrementare la qualità per raggiungere più equità nelle cure.

Dunque, l’Italia deve riorganizzare l’assistenza domiciliare per le persone non autosufficienti. Il nuovo rapporto dell’OCSE, pubblicato nel mese in corso, pone l’accento sulla domanda assistenziale in forte crescita e, di contro, un’offerta troppo spezzettata e con i livelli di cura assistenziale fra i più bassi in Europa.

Le percentuali dell’invecchiamento della popolazione sono in notevole aumento e la popolazione anziana soffre con una notevole limitazione nelle attività della vita quotidiana e di quelle strumentali. Dunque un aumento della non autosufficienza con una pressione crescente sull’assistenza territoriale.

Il rapporto evidenzia anche forti squilibri territoriali, nel senso di grandi variazioni da regione a regione per l’accesso alle cure, i tempi di attesa, la tipologia di prestazioni e di costi.

Uno dei problemi principali risiede nel fatto che il sistema italiano continua a basarsi su una separazione strutturale tra il SSN e i servizi sociali comunali, con una burocrazia complicata che rende l’accesso alle cure ancora più ostico.  Un altro limite è rappresentato dalla scarsa disponibilità di dati integrati e comparabili. Mancano indicatori condivisi di qualità, appropriatezza, esiti e continuità assistenziale.

La proposta dell’OCSE per la risoluzione del problema si incentra sulla creazione di un modello con un accesso unico ai servizi domiciliari, una definizione nazionale di un progetto assistenziale individuale che possa ricomprendere interventi sanitari, sociali, riabilitativi e di supporto, creando team multidisciplinari, integrazione finanziaria tra fondi sanitari, sociali e misure di sostegno alla famiglia, rafforzamento dei sistemi informativi.

Sul tema della carenza di personale, argomento molto trattato dal rapporto OCSE, per garantire l’efficacia del modello, si sostiene che siano necessari nuovi profili professionali, più formazione specifica e una programmazione nazionale che eviti squilibri tra ospedale e territorio.

L’innovazione tecnologica deve essere di supporto e dunque deve essere incrementata: ciò che di nuovo offre la telemedicina avvicina il paziente e soprattutto i familiari che se ne occupano all’equipe che lo segue, creando una vera e propria interazione e collaborazione.

L’OCSE consiglia di adottare una strategia complessiva che sia in grado di connettere risorse sanitarie, sociali, comunitarie e familiari.

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