COMUNICATO 17 LUGLIO 2025
Il Ministero della Salute ha trasmesso alla Conferenza Unificata il nuovo Piano di Azione Nazionale per la salute mentale 2025-2030, dove sono prospettati una serie di servizi per la prevenzione e cura dei disturbi mentali che riguardano infanzia, adolescenza per arrivare a previsioni di natura giuridica, rischio clinico e integrazione dei servizi sanitari, nonché incrementi della ricerca.
Il documento si basa su un modello che supera un esclusivo approccio clinico in materia, spaziando negli ambiti sociali ed in quelli relazionali della salute mentale, in linea con quanto richiesto e stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Commissione Europea.
La centralità spetta all’uomo come tale e non classificato come paziente, con particolare attenzione alla famiglia e ai caregivers in generale. I dipartimenti di salute mentale diventano il centro del sistema. Dovranno collegare ospedali, territorio, servizi sociali, scuola, lavoro e terzo settore.
L’idea è ottima ed ambiziosa, ma andrà coniugata con l’attuale desertificazione dei servizi dei centri di igiene mentale con un cambio radicale di passo.
Sono sei le aree nella quali il piano è dispiegato: 1) promozione, prevenzione e cura; 2) infanzia e adolescenza; 3) giustizia e misure di sicurezza; 4) risk management e sicurezza; 5) integrazione socio-sanitaria; 6) formazione e ricerca.
Una novità è introdotta sul tema giustizia, poiché si rafforza il collegamento con questa materia e la salute mentale. Nel documento si parla di una maggiore integrazione tra servizi territoriali e REMS, con formazione specifica in ambito forense, protocolli condivisi per la valutazione della pericolosità sociale. Inoltre, i consultori familiari vengono riconosciuti come presidio di riferimento per le richieste dell’autorità giudiziaria, in sinergia con i servizi sociali e sanitari, per tutelare i minori coinvolti in procedimenti complessi.
Tra i rafforzamenti proposti nel piano si trova la figura dello psicologo di primo livello, figura chiave per la presa in carico di forme lievi e moderate di disagio, inserito nelle microéquipe territoriali.
Si parla di case management per definire una nuova modalità organizzativa incentrata su piani terapeutici individualizzati e continuità assistenziale.
Ovviamente la telemedicina e l’intelligenza artificiale sono strumenti fondamentali per l’attuazione del piano.
Il documento, poi, dedica ampio spazio alla salute mentale nel periodo perinatale, poiché i dati registrati in ordine alla depressione in gravidanza e post partum sono allarmanti. Si prevedono screening universali fin dal primo trimestre di gravidanza, percorsi terapeutici graduati e la creazione di unità madre-bambino nei casi più gravi.