Il grande caos sui nuovi LEA fra esecutivo e giurisdizione

Dopo venti anni nei quali si era atteso l’aggiornamento del nomenclatore riguardo ai livelli essenziali di assistenza e le numerose polemiche sul fatto che le misure adottate non soddisfacessero utenti ed operatori, ecco arrivare le prime fra le tante contraddizioni e correzioni che animeranno il 2025.

Lo scorso 30 dicembre, il TAR del Lazio ha accolto il ricorso di numerosi laboratori, sospendendo in via cautelativa il cosiddetto “Decreto Tariffe” che contiene i tariffari per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica.  

Successivamente, a seguito di una istanza di revoca del suddetto decreto di sospensione, presentata dall’Avvocatura dello Stato, per conto del Ministero della Salute, lo stesso Tribunale Amministrativo Lazio, il 31 dicembre 2024, ha accolto l’istanza menzionata, nella quale si evidenziava come lo stop al “Decreto Tariffe” avrebbe comportato un blocco del sistema di prescrizione, prenotazione ed erogazione delle prestazioni, e dunque un danno alla salute dei pazienti. La trattazione del merito delle questioni, invece, è stata fissata per il prossimo 28 gennaio 2025.

A novembre scorso la Conferenza Stato Regioni aveva dato il via libera al cosiddetto “Decreto Tariffe”, approvando i tariffari per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica, e dunque all’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza.

La nuova versione del decreto sarebbe divenuta operativa, secondo le richieste delle Regioni di posticiparne l’entrata in vigore, il 30 dicembre 2024, dal momento che gli enti locali non sarebbero stati pronti ad effettuare l’aggiornamento della nomenclatura, ma il Tar Lazio, proprio in quella data, ha accolto il ricorso di numerosi laboratori, sospendendo in via cautelativa il “Decreto Tariffe”. La decisione è stata motivata dalla mancanza di urgenza, dal momento che il nuovo elenco veniva adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori.

In realtà questa decisione ha rischiato di creare un totale caos nelle Regioni che, avendo appena adeguato nomenclatori con i nuovi codici delle prestazioni, difficilmente sarebbero riuscite a ripristinare i sistemi con le vecchie tariffe. Per dare un’idea dei numeri, citando la fonte del “Quotidiano Sanità”, le richieste di prestazioni di un solo giorno, l’ultimo dell’anno, erano nell’ordine di 200 mila prenotazioni per visite ed esami.

Al fine di ‘salvare’ la situazione l’Avvocatura di Stato ha presentato una contromossa, motivando le ragioni di estrema difficoltà nell’attivare il sistema tariffario del giugno 2023. Ciò avrebbe causato un blocco del sistema di prescrizione, prenotazione ed erogazione delle prestazioni.

Dunque il Tar Lazio, sostanzialmente modificando la precedente decisione, ha accolto l’istanza dell’Avvocatura di Stato.

Si tratta, comunque, di un argomento alla nascita spinoso, poiché il decreto tariffe delineava già dall’origine molti malcontenti, in quanto nell’aggiornamento lasciava furi alcune prestazioni essenziali del passato e, comunque, non ne contemplava altre, per così dire più moderne, ma sempre attese dai pazienti.

Ora il 28 gennaio si vedrà, se la decisione non verrà posticipata, quali e quanti saranno gli aggiustamenti che il giudice amministrativo intenderà accogliere.

avv. Maria Antonella Mascaro

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