COMUNICATO 26 GIUGNO 2025
Dopo la Toscana, prima regione a legiferare sul tema del fine vita, è stato predisposto il disegno di legge nazionale volto ad avere certezza sul tema, con molto ritardo rispetto alla prima sentenza della Corte Costituzionale del 2019.
Il principio di curare il paziente rappresenta un diritto e un dovere sacrosanto, ma bisogna guardare a quei casi di vita-non vita disperati, come quelli che hanno condotto alla deliberazione della Consulta e a molte altre decisioni della Corte di Cassazione, che non possono essere lasciati all’arbitrio di un Giudice, ma devono essere ben delineati in una norma nazionale, nello spirito di vivere, se si può, una vita dignitosa, umana e che non sia colpita da verdetti (medici e non) che non lasciano speranza.
Dunque, delimitare il campo, seppur con possibilità di prendere in considerazione i fatti caso per caso, con rigido ricorso alla sanità pubblica, ma possibilità di accesso.
Nel disegno di legge proposto dal Governo si dovrebbe affidare ad un comitato etico tecnico il parere su quali siano i casi che rispettano tutti gli elementi delineati dalle valutazioni della Corte Costituzione e della Corte di Cassazione.
Sono sette i componenti del comitato, nominati con decreto del Presidente del Consiglio che indica fra questi il presidente, il vicepresidente e il segretario. Ne farebbero parte un giurista, scelto fra i professori universitari di materie giuridiche o fra gli avvocati abilitati al patrocinio di fronte alle giurisdizioni superiori, un esperto di bioetica, un medico anestesista o specializzato in rianimazione, un medico specialista in cure palliative, un medico psichiatra, uno psicologo e un infermiere. Il comitato dovrebbe essere rinnovato ogni cinque anni con possibilità di rinnovo del mandato per due volte, anche non consecutive. Il lavoro svolto dai componenti del comitato è a titolo gratuito.
L’iter dovrebbe essere il seguente: ricevuta la domanda dal paziente, in pieno possesso della capacità di agire, secondo quanto previsto dal codice civile, il comitato può acquisire tutta la documentazione relativa al caso, nonché il parere, non vincolante, di un medico specialista nella patologia da cui è affetto il paziente richiedente e, successivamente, entro sessanta giorni, prorogabili al massimo di altri sessanta per esigenze motivate, si pronuncia. Quanto alle risorse finanziarie il comitato si avvale di quelle disponibili presso il Ministero della Salute.
In caso di diniego da parte del comitato, il richiedente potrà riproporre la domanda non prima di quattro anni, pena l’inammissibilità.
Al momento non sembra essere presente una fase giurisdizionale, motivo per il quale si attende la presentazione del testo definitivo, da cui prenderanno le mosse i vari ed eventuali emendamenti.