COMUNICATO 12 GIUGNO 2025
Si ritorna insistentemente sul tema più volte trattato concernente la depenalizzazione dell’errore medico, dopo il fallimento della Commissione istituita presso il Ministero di Giustizia che doveva occuparsi del tema, invece, non affrontato e addirittura negato.
Il disagio che vivono molti professionisti del settore sanitario unitamente alle strutture stesse, ma soprattutto la difficoltà dei cittadini che richiedono risarcimenti per ogni errore, anche non grave, di fatto blocca il sistema sanitario quanto quello giudiziario.
Ci si rende conto, cioè, di quali dimensioni sia la proliferazione di procedimenti penali e/o comunque civili di richiesta di risarcimento del danno.
Molti dei cosiddetti errori medici che sfociano in un processo penale, si concludono con un nulla di fatto, cioè con un’assoluzione del medico, dopo che un meccanismo poco virtuoso viene messo in moto dalla denuncia di un paziente che mira ad un risarcimento. Questo genera, in ogni caso, un meccanismo infernale, quando, in realtà, tutto si potrebbe risolvere con una buona prevenzione, cercando, cioè, un accordo transattivo preliminare.
La conseguenza è, inoltre, l’incremento della medicina difensiva con costi a carico dei pazienti e dei medici altissimi.
E’ ovvio che si debbano fare i conti con gli interventi legislativi che si sono succeduti nel tempo, la legge Balduzzi, prima, la legge Gelli-Bianco, poi.
Quest’ultima ha introdotto l’art. 590 sexies che elimina qualsiasi riferimento al grado di colpa del professionista come elemento soggettivo alla base dell’imperizia, in caso di rispetto delle norme previste, e rimanda ai casi di omicidio colposo e lesioni personali colpose.
L’elemento di novità era rappresentato dall’introduzione di una causa di esclusione della punibilità del medico qualora, in caso di imperizia, il sanitario avesse, comunque, seguitole linee guida. In ogni caso, anche l’osservanza rigida delle linee guida può integrare gli estremi per aprire un procedimento penale. Anche questa impostazione di sistema, oggi, appare superata, in quanto anche seguendo le linee guida non si esclude la denuncia o il risarcimento.
Dunque se si facesse più chiarezza e si arrivasse ad un modello europeo cosiddetto “no fault” ovvero “senza colpa”, certamente si risparmierebbero notevoli costi e si eviterebbe la “fuga” dei medici che, per paura del sistema, dunque di essere sottoposti ad indagini e comunque di subire un processo, migrano in altri paesi.
In Francia il paziente può scegliere di ottenere un indennizzo economico rinunciando a intraprendere un’azione legale: in questo modo ha la certezza di venire risarcito ed è incentivato a non intraprendere azioni legali.
Certamente nel sistema italiano ci sarebbe molto da fare: innanzitutto ridurre i tipi di danno risarcibili e, dunque, semplificare il sistema risarcitorio. Inoltre, si potrebbe istituire un fondo nazionale per rischio terapeutico sul modello francese, una sorta di fondo di garanzia per le vittime della sanità, il quale potrebbe soddisfare la domanda risarcitoria di tutti coloro che hanno subito un danno in circostanze tali da impedire l’individuazione di un responsabile: ad esempio contrarre infezioni in ambito ospedaliero.
Tutto il mondo sanitario sollecita interventi legislativi in questo senso ma ancora non arrivano soluzioni con il risultato di intasamento del sistema attraverso la proliferazione di procedimenti giudiziari.