EMERGENZA PERIODO ESTIVO CARENZA MEDICI: STRUTTURE PRIVATE PRONTE A SOPPERIRE

In Italia, il periodo estivo aggrava la già critica carenza di medici nei reparti di emergenza e pronto soccorso, a causa delle ferie e della riduzione degli organici. Questa situazione porta a un sovraccarico di lavoro per i medici in servizio e mette a rischio la qualità dell’assistenza. La mancanza di personale medico, soprattutto nei reparti di pronto soccorso, è un problema preesistente che, di fatto, si acuisce durante l’estate. La fine dei contratti con i medici provenienti da cooperative, che spesso operano nei pronto soccorso, complica ulteriormente la situazione. “Dal 31 luglio, come previsto dal decreto 17 giugno 2024, scadono e dovranno essere chiusi i contratti dei medici provenienti da cooperative e impiegati in ospedali e Pronto soccorso. La scadenza riguarda i cosiddetti ‘medici a gettone’ e con il loro venir meno, considerata la già grave carenza di personale in corsia, la situazione negli ospedali peggiorerà e ciò proprio durante la stagione estiva quando la domanda è maggiore anche a causa del caldo”. A lanciare l’allarme ricordando questa prossima scadenza, è il presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu) Alessandro Ricciardi. “Con l’arrivo dell’estate ed a fronte dell’allerta caldo, il maggiore problema – spiega Ricciardi all’Ansa – è rappresentato dalla carenza di medici e infermieri negli ospedali e nei Pronto soccorso. Agli organici già attualmente insufficienti si aggiungerà infatti il ‘fattore ferie’, che porterà ad avere un numero ancora minore di medici al lavoro. Ma un altro fattore critico sarà appunto la scadenza del 31 luglio, il termine deciso dal ministero per la chiusura dei contratti in essere con le cooperative per l’impiego temporaneo di camici bianchi. Questo porterà ad una ulteriore drastica diminuzione del numero dei medici presenti”.

Si stanno cercando soluzioni per gestire la carenza di personale, come l’utilizzo di medici in pensione o la modifica dei turni di lavoro valutando una riorganizzazione dei servizi sanitari per ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. Il problema estate non si ferma ai reparti, gli ambulatori, infatti, diminuiscono le loro attività nel 52,7% dei casi e chiudono del tutto in un altro 15,1% degli ospedali. Il 14,1% garantisce invece l’invarianza nel numero e nei tempi delle attività ambulatoriali. “Sono enormi i sacrifici sostenuti dai medici per coprire la carenza di personale già di per sé cronica”, affermano dalla Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi). Ecco così che il 56,8% tra giugno e settembre vede molto spesso saltare i riposi settimanali che pure dovrebbero essere sempre garantiti, mentre l’intervallo delle 11 ore di riposo giornaliero non è sempre assicurato per il 26,7% dei professionisti. Nello stesso arco temporale il 44,7% è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, mentre il 28% è chiamato a garantire anche i turni in pronto soccorso (il 4,4% solo nel periodo estivo), con un numero di ore compreso tra le 12 e le 60 a settimana nel 56,1% degli ospedali, mentre nel 10,5% dei casi le ore trascorse nei pronto soccorso è addirittura superiore a 90, secondo l’indagine. Proprio per sopperire a questa mancanza, che si acuisce durante il periodo estivo, le strutture private accreditate potrebbero intervenire offrendo servizi di pronto soccorso e assistenza medica. Ed invero, in alcune aree, le cliniche private accreditate possono contribuire a mitigare il problema, offrendo servizi di pronto soccorso che funzionano in modo simile ai reparti pubblici, ma con costi a carico del paziente, se la struttura non è accreditata. Questo significa che, mentre i servizi di emergenza-urgenza vengono forniti, i costi possono essere significativamente diversi rispetto al sistema sanitario pubblico.  Inoltre, è importante sottolineare che le disposizioni normative consentono alle aziende e agli enti del Servizio Sanitario Nazionale di affidare a terzi, anche privati, servizi medici ed infermieristici nei reparti di emergenza-urgenza, ma con un limite temporale massimo di 12 mesi e senza possibilità di proroga. 

Dunque, la carenza di medici nel periodo estivo è un problema reale che può portare a difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari, in particolare nei pronto soccorso, rappresentando, così, una sfida importante per il sistema sanitario italiano, con conseguenze che vanno dall’aumento del carico di lavoro dei medici alla possibile compromissione della qualità dell’assistenza. Le strutture private accreditate in questo contesto possono svolgere un ruolo di supporto, soprattutto con le attività degli ambulatori accreditati che offrono   servizi simili a quelli pubblici senza costi aggiuntivi per i pazienti rispetto al sistema sanitario pubblico. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *