COMUNICATO 23 LUGLIO 2025
Negli ultimi anni si è registrato un notevole aumento riguardo la diffusione delle malattie infettive nel mondo. Ed è per questo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si impegna a fornire raccomandazioni per supportare i Paesi nella promozione di comportamenti volti a limitare le infezioni evitabili e identificare precocemente gli individui che presentano fattori di rischio per un’infezione. “La prevenzione e il controllo delle infezioni (PCI, in inglese Infection prevention and control -IPC) è un approccio pratico, basato sull’evidenza, il cui scopo è prevenire che pazienti e operatori sanitari vengano colpiti da infezioni evitabili”. Per il contrasto di queste si ricorre ai programmi di PCI che, per essere efficaci, necessitano di interventi mirati e costanti su tutti i livelli del sistema sanitario (responsabili politici, responsabili delle strutture, operatori sanitari e coloro che accedono ai servizi). Qualsiasi difetto in questo sistema può causare danni e impedire al servizio di fornire un’assistenza sanitaria di qualità. Per questo, l’attuazione dei programmi di PCI è importante perché gli eventi avversi dovuti a cure non sicure sono molto frequenti: probabilmente rappresentano 1 delle 10 principali cause di morte e disabilità nel mondo e, sempre a livello globale, 4 pazienti su 10 vengono danneggiati dall’assistenza sanitaria primaria o ambulatoriale. Esistono due livelli di precauzioni raccomandate per prevenire la diffusione dei microrganismi patogeni nei contesti sanitari. Precauzioni standard e precauzioni basate sulla trasmissione. Le precauzioni standard sono pratiche essenziali di prevenzione delle infezioni da utilizzare in tutti i contesti assistenziali e in tutti i momenti dell’assistenza, indipendentemente dalla conferma o sospetto di infezione. Includono: igiene delle mani, uso di dispositivi di protezione individuale (DPI), etichetta respiratoria (specifici comportamenti da mettere in atto per tenere sotto controllo il rischio di trasmissione di microrganismi, da persona a persona), sicurezza dei taglienti (ad esempio manipolazione attenta dei taglienti e un appropriato smaltimento di questi ultimi), pratiche di iniezione sicure (prevenire il rischio che l’esecuzione di un’iniezione arrechi danno al paziente o all’operatore), sterilizzazione di strumenti e dispositivi, disinfezione e pulizia delle superfici ambientali. Le precauzioni basate sulla trasmissione rappresentano il secondo livello di controllo e devono essere utilizzate quando le precauzioni standard non sono sufficienti a impedire la trasmissione del microrganismo. Vengono scelte in base alla tipologia di trasmissione (contatto, goccioline o via aerea). Naturalmente, tutte queste raccomandazioni valgono principalmente per gli operatori sanitari. Difatti, questi ultimi, essendo a contatto diretto con i pazienti, hanno un maggiore rischio di contrarre e trasmettere le infezioni, per cui l’immunizzazione almeno contro le malattie prevenibili da vaccino, rappresenterebbe una barriera contro la diffusione delle infezioni e manterrebbe l’erogazione dell’assistenza anche durante i focolai. I programmi di vaccinazione sono quindi una parte essenziale della prevenzione e del controllo delle infezioni in quanto l’uso ottimale dei vaccini raccomandati aiuta a mantenere l’immunità e a salvaguardare gli operatori e i pazienti dalle infezioni. Per questi motivi, anche se non obbligatoria, la vaccinazione degli operatori sanitari all’interno dei programmi PCI, dovrebbe essere considerata di routine come le precauzioni standard e il lavaggio delle mani. Se abbinata alle linee guida nazionali, anche la formazione del personale sanitario contribuisce alla riduzione delle ICA e della resistenza antimicrobica, garantendo una forza lavoro più qualificata e competente. Il documento dell’OMS “Minimum requirements for infection prevention and control programmes at the National level” prevede che tutto il personale sanitario e non (inclusi ad esempio gli addetti alle pulizie) sia formato sull’argomento al momento dell’assunzione e che almeno annualmente si monitori e valuti l’efficacia della formazione erogata. È inoltre importante considerare anche l’educazione dei pazienti e dei visitatori: ogni volta che i membri della famiglia eseguono attività di cura, dovrebbero essere formati per proteggere sé stessi e i loro cari e quindi minimizzare qualsiasi possibilità di trasmissione. L’educazione del paziente e della famiglia all’interno della struttura sanitaria può anche rappresentare l’occasione per stimolare l’uso di misure igieniche appropriate nella comunità.