COMUNICATO 23 SETTEMBRE 2025
Si è già parlato negli scorsi giorni dell’acceso dibattito sulla sanità pubblica e quella privata accreditata. Urge, però, una presa di coscienza fra ciò che può fare notizia quando si ribadisce che vengono dati più fondi alla sanità privata e ciò che, invece realmente accade.
La tematica di grande interesse per le associazioni e per tutte le strutture socio sanitarie accreditate è stata, anche, oggetto di un dibattito tenutosi in Calabria nei giorni scorsi cui ha partecipato il Presidente di Acop Calabria, Avvocato Enzo Paolini, ma dal quale è ancora più chiaramente e fortemente emerso, con dati alla mano, dati effettivi, quanto sia centrale ed importante sul territorio calabrese, ma di riflesso su tutto il territorio nazionale, il compito del privato accreditato.
Infatti si ribadisce che il comparto privato non fa alcuna selezione di casi meno complessi o più redditizi, ma in molte occasioni presenta eccellenze e prestazioni che non possono essere erogate dal pubblico, semplicemente perché non esistono.
Dai dati elaborati da Ermeneia sulla base di quelli estrapolati dal Ministero della Salute per quanto riguarda la Calabria viene fuori che per le identiche prestazioni per qualità/complessità le strutture private accreditate costano meno per la spesa regionale rispetto a quelle pubbliche, in quanto il comparto privato in Calabria eroga il 22,5% delle prestazioni totali e viene remunerato con il 10,8% della spesa ospedaliera. A questo va aggiunto che alcune eccellenze calabresi sono presenti solo nelle strutture private accreditate.
Da ciò si desume che non è vera l’affermazione che il privato sceglie, ma anzi il privato è virtuoso, investe e fornisce prestazioni, anche di alto livello.
La differenza sta nel fatto che mentre il cittadino anche nelle strutture accreditate non paga nulla, invece mentre le strutture private sono pagate dalla Stato, ma dopo che la prestazione è stata effettuata, diversamente dagli ospedali pubblici che sono finanziate sempre dallo stato a prescindere da quanto e che tipo di prestazione erogano, dunque comprendendo costi cosiddetti impropri e sprechi.
Dunque se la struttura privata accreditata va fuori budget non è assolutamente detto che l’extra venga riconosciuto e retribuito dallo Stato, anzi rimane questiona annosa e spinosa.
Pertanto non risponde a verità né che le strutture private scelgano, ma anzi si attrezzano negli investimenti per essere più competitive e far si che le prestazioni di “eccellenza” rimangano in house, senza sapere se tutte le prestazioni erogande verranno riconosciute come spesa. La questione di non garantire tutte o, comunque, maggiori prestazioni ed alzare i tetti di spesa per le strutture aumenta la migrazione sanitaria che non esisterebbe con una politica che toglie agli sprechi degli ospedali e finanze le prestazioni extra, senza alcun costo in più per la spesa sanitaria