Case Comunità e medici di famiglia

Sono state approvate, da parte della Conferenza delle Regioni, le linee di indirizzo riguardo al nuovo modello operativo del medico di medicina generale e il suo ruolo all’interno delle case di comunità, in attuazione del DM 77/2022 e dell’Accorso Collettivo Nazionale 2019-2021 (rinnovato) del 4 aprile 2024.

Il Decreto Ministeriale del 2022 aveva ridefinito il modello dell’assistenza territoriale, con l’intento di renderla più accessibile. Successivamente è stato firmato l’Accordo Collettivo Nazionale per il triennio 2019-2021 (aggiornato ad aprile 2024). Pertanto ora il medico è tenuto a garantire sia attività assistenziale ai pazienti che ha in carico, sia attività su base oraria, con un impegno crescente nelle case della comunità: hub e spoke. Non si tratta quindi di una novità normativa ma semplicemente di una ulteriore precisazione su come applicare quanto già previsto da precedenti accordi.

Le case della comunità diventano il luogo di riferimento dell’assistenza territoriale. Sono strutture collegate in rete con ospedali di comunità, consultori, ambulatori, farmacie, centrali operative e servizi sociali, dove si concretizza il principio della sanità di prossimità, con un’attenzione particolare alla presa in carico delle persone con patologie croniche, fragilità e bisogni sociosanitari complessi.

I medici di famiglia devono inserire informazioni e piani di cura nel Fascicolo Sanitario Elettronico e sulle piattaforme di telemedicina. L’obiettivo è superare la frammentazione dell’assistenza medica, garantendo in primis la tempestività di intervento e il successivo smistamento, a seconda delle urgenze che si presentano.

Con le nuove disposizioni, tutti i medici che entreranno nel sistema dal 2025 avranno un doppio obbligo: esercitare l’attività per i propri assistiti e praticare prestazioni orarie, assegnate dall’ASL di riferimento. La logica è quella di una maggiore flessibilità e di una presenza più capillare sul territorio.

Secondo le nuove disposizioni vi saranno case di comunità hub, dove le prestazioni da parte dei sanitari verranno fornite per 24 ore consecutive su 7 giorni, altre case, cosiddette spoke, dove le prestazioni saranno elargite per 12 ore su 6 giorni.

Le prestazioni sono di ampia portata e riguardano: visite ambulatoriali per bisogni non differibili; gestione delle malattie croniche e della fragilità, anche in équipe; attività di primo livello diagnostico; certificazioni, prescrizioni e proposte di ricovero; supporto all’assistenza domiciliare; assistenza ai turisti, agli studenti fuori sede ed ai cittadini non residenti.

L’organizzazione dei turni sarà di competenza dell’azienda sanitaria competente per territorio.

Il nuovo sistema assistenziale così concepito ruota intorno alla collaborazione di tutti i professionisti della sanità con il coordinamento della ASL e del 118.

A garanzia dell’efficienza dei servizi tutte le case di comunità saranno dotate di apparecchiature per la diagnostica di primo livello; sistemi informativi compatibili con il FSE; accesso alle banche dati cliniche e ai software applicativi.

Per quanto attiene la formazione dei medici sarà obbligatorio aver conseguito o conseguire i corsi di Basic Life Support (BLS-D) e quelli relativi all’uso di nuove apparecchiature.

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