In sanità, le liste di attesa per cure oncologiche possono essere lunghe nel sistema pubblico, mentre le strutture private offrono spesso tempi di attesa più brevi, ma a un costo maggiore. Tuttavia, esiste il diritto di accedere a cure private, anche con il sistema pubblico, pagando solo il ticket anche se la differenza tra chi paga e chi accede con il SSN è di 20 giorni. il tempo che passa in questi casi potrebbe fare davvero la differenza. Una diagnosi che, arrivata in ritardo, può essere una sentenza. A far emergere tale inaccettabile situazione è stato il c.d. caso Gallo. Tutto è venuto all’attenzione dei media lo scorso 26 febbraio, ma le radici di questo deplorevole scandalo che ha coinvolto la Sanità siciliana, sono più profonde. A far deflagrare la vicenda è stata la storia della Sig.ra Maria Cristina Gallo, 56 anni, che ha atteso otto mesi per ricevere l’esito di un esame istologico: quando finalmente ha avuto il referto, ha scoperto di avere un tumore al quarto stadio. La vicenda è finita all’attenzione del Parlamento grazie a due interrogazioni del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, che ha dato visibilità nazionale a un problema già noto in provincia, ma mai affrontato seriamente. Da quel momento è emerso che i referti in ritardo erano oltre 3.300: 1.405 relativi al 2024, altri 1.908 al 2025. Solo dopo l’esplosione mediatica del caso, la Regione ha avviato un piano straordinario per lo smaltimento degli arretrati, coinvolgendo anche strutture esterne. Ma per molti è stato troppo tardi. “Le malattie oncologiche sono state trascurate durante la pandemia, l’incidenza però è aumentata soprattutto nelle fasce più giovani. Vogliamo ampliare gli screening e allargare l’età delle persone che possono accedervi. E poi le liste d’attesa che sono fondamentali per i pazienti oncologici e la legge va in quella direzione. La piattaforma di Agenas funziona e ci fa capire con velocità e accuratezza le prestazioni che mancano e dove c’è un ritardo, noi vogliamo aiutare le Regioni solo nell’interesse dei cittadini. La strada intrapresa è quella giusta e so che possiamo contare sul sostegno dei pazienti”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, a margine della presentazione alla Camera del 17esimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici promosso da Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in Oncologia). Nell’oncologia, “il Servizio sanitario nazionale è di ottimo livello, ma a volte è a macchia di leopardo – ha proseguito Schillaci – con incongruenze tra una regione e l’altra. Abbiamo allargato nei nuovi Lea le possibilità e faremo ancora di più. Dobbiamo curare il singolo malato e non la patologia, perché lo stesso tumore si può presentare in modo diverso da un paziente all’altro e necessita di una terapia diversa. Dobbiamo andare verso una medicina personalizzata – conclude – che vuol dire fare gli interessi del malato ed evitare anche spese superflue al Ssn”. Ci si augura che quanto annunciato dal Ministro possa tradursi in un consistente stanziamento di risorse per dar seguito ai provvedimenti adottati dal Governo al fine di potenziare i servizi sanitari per ridurre i tempi di attesa di accesso alle cure.
