Infermieri protetti dal licenziamento se non segnalano i colleghi

a cura dell’avv. Maria Antonella Mascaro

La Suprema Corte Sezione Lavoro ha stabilito il principio secondo il quale non avvisare l’azienda che il collega di turno notturno dorme non è causa di licenziamento.

Il caso

Nel caso che si analizza un’infermiera, dipendente di una Casa di Cura privata era stata accusata avere tenuto una condotta non conforme alla diligenza professionale per avere omesso di segnalare al datore di lavoro che un suo collega, nel corso del turno notturno programmato, fosse andato a dormire, lasciando la stessa a gestire il turno da sola, sia nel corso della notte e sia durante le cure dei pazienti alle 5 del mattino.

Secondo la struttura, la condotta omissiva e connivente della lavoratrice, che, peraltro, non si era opposta al collega e gestendo il turno in autonomia, tantomeno aveva segnalato il fatto al datore di lavoro, l’aveva resa connivente al cattivo comportamento del collega e aveva compromesso la regolare assistenza ai pazienti. All’infermiera era stata, inoltre, contestata la recidiva in relazione a due precedenti procedimenti disciplinari e comunque veniva licenziata. Si precisa che l’infermiera era anche sindacalista.

La Corte di Appello territoriale aveva annullato il licenziamento reintegrando l’infermiera e ritenendo il suo licenziamento, atto ritorsivo, ai sensi dell’art. 18, commi 1 e 2, della legge n. 300 del 1970, come modificato dalla legge n. 92 del 2012.

Nell’escludere la sussistenza di una giusta causa di licenziamento, i giudici di appello esclusero ogni violazione del dovere di diligenza osservando che la lavoratrice non solo aveva reso regolarmente la sua prestazione ma anche evitato ogni disservizio, svolgendo anche il lavoro del collega, inoltre, aveva riferito l’accaduto alla caposala.

La decisione della Corte di Cassazione

Con la sentenza n. 22614/2024 la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ha confermato quella della Corte d’Appello dell’Aquila che aveva annullato il licenziamento e reintegrato l’infermiera ritenendo la sua espulsione ritorsiva. Secondo la Cassazione, bene ha fatto la Corte d’Appello, a considerare ritorsivo il licenziamento la cui unica e vera motivazione era provvedere all’espulsione di una sindacalista.

L’infermiera, infatti, era iscritta ad un sindacato, che aveva promosso una precedente vertenza, vinta dai lavoratori nei confronti della società, per il riconoscimento di alcuni adeguamenti retributivi previsti dal contratto collettivo. Tutti i lavoratori che avevano partecipato alla vertenza erano stati ingiustamente licenziati, mentre coloro che avevano rinunciato erano rimasti in servizio.

La Corte, aggiunge che non esiste alcun obbligo legislativo che impone il controllo dell’operato degli altri dipendenti di turno; inoltre aveva svolto il suo compito con diligenza e soprattutto senza nessuna contestazione.

La Corte Suprema, peraltro, si è pronunciata con una serie di sentenze favorevoli al personale infermieristico, in merito al loro diritto all’indennità di mensa durante i turni notturni e di quelli che superano le normali ore lavorative.  

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