La carenza di personale sanitario: come affrontare il fenomeno diffuso

Nell’ultimo periodo si è assistito ad un progressivo acutizzarsi del fenomeno della carenza strutturale di infermieri, medici specialisti e professionisti sanitari. Il primo motivo per cui il tasso di abbandono tra gli operatori sanitari è così elevato può essere attribuito al pensionamento. Il numero crescente di operatori sanitari in pensione, in particolare medici, costituisce un motivo di notevole preoccupazione. In Europa, il 30,1% dei medici ha più di 55 anni. Il Paese che in tutto il mondo ha il maggior numero di medici con più di 55 anni è l’Italia con quasi il 60% dei medici di età superiore ai 55 anni. Nel tentativo di contenere la spesa pubblica, molte Aziende Sanitarie hanno ridotto drasticamente le assunzioni, bloccando il turnover. Questo ha comportato un risparmio apparente ma che a lungo andare ha generato costi indiretti ben più alti. Ed invero, errori clinici, degenze prolungate, infezioni ospedaliere evitabili e prestazioni aggiuntive non necessarie rappresentano un enorme onere per il SSN. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 15% della spesa sanitaria nei Paesi sviluppati è destinato a rimediare a errori evitabili: in Italia si tratta di una cifra compresa tra 20 e 25 miliardi di euro l’anno. Il secondo macro-fattore, che determina l’appropriatezza del numero di personale sanitario disponibile, è l’incremento della domanda di servizi sanitari generato da una popolazione sempre più anziana, da un aumento delle patologie croniche e, più in generale, da un aumento delle aspettative dei pazienti nei confronti del SSN. Questa tendenza, collegata fortemente alla demografia del paese sarà destinata a consolidarsi ed accentuarsi per le prospettive legate alla diminuzione della popolazione attiva e all’incremento della popolazione anziana. Si va verso un cambio di paradigma inevitabile onde contenere l’emergenza. È, infatti, evidente che la sanità non può essere gestita esclusivamente secondo logiche aziendali. L’efficienza è necessaria, ma non può compromettere il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana. Servono investimenti mirati, una pianificazione a lungo termine e una valorizzazione reale delle professioni sanitarie. Le strutture sanitarie private affrontano la carenza di personale sanitario attraverso strategie integrate che includono l’adeguamento dei salari, la promozione del benessere del personale, il reclutamento internazionale e l’uso della tecnologia per migliorare l’efficienza Inoltre, cercano di migliorare la ritenzione del personale ascoltando il feedback dei dipendenti, riconoscendo il loro ruolo e offrendo migliori condizioni di lavoro. Si va verso la riorganizzazione dei processi per renderli più flessibili e multidisciplinari attraverso politiche tese ad accelerare la trasformazione digitale per migliorare l’efficienza, ridurre il carico burocratico e supportare il lavoro clinico. Sottovalutare di fatto la carenza di personale significa esporre il sistema a un rischio crescente di fallimento e minare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. Una sanità forte non dovrebbe essere un costo, ma un pilastro della democrazia e dello Stato di diritto.

avv. Rossella Gravina

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