COMUNICATO 25 NOVEMBRE 2025
Nella Giornata del 25 novembre, come è noto, si celebra la ricorrenza Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Il ruolo della Sanità nella violenza contro le donne è quello di assistenza, prevenzione e accoglienza, agendo come un punto di primo contatto fondamentale per le vittime. La sanità ha il compito di riconoscere il fenomeno, fornire cure mediche e psicologiche, raccogliere prove, documentare i casi e integrare il proprio operato con la rete dei servizi territoriali (come i centri antiviolenza e le forze dell’ordine). Per fare questo, è necessaria una formazione specifica degli operatori, la predisposizione di protocolli e percorsi diagnostici-terapeutici e la promozione di un approccio a “bassa soglia” per identificare il problema. Gli operatori sanitari, in particolare i medici di pronto soccorso e gli infermieri, sono spesso il primo contatto delle vittime e devono essere in grado di riconoscere i segni della violenza, anche quando la donna non la rivela direttamente. L’approccio sanitario mira a far emergere il fenomeno, spesso nascosto, aiutando le donne a palesare la loro situazione durante i normali contatti con il sistema sanitario. La giornata diventa un’occasione per iniziative concrete come visite ginecologiche, consulenze psicologiche e test rapidi, volte a intercettare e offrire aiuto a chi subisce violenza. Inoltre, la violenza sulle donne ha un impatto diretto sulla salute pubblica, motivo per cui le istituzioni sanitarie sono sempre più coinvolte in campagne di sensibilizzazione e supporto psicologico, anche in ambito scolastico.
I dati Istat del 2025 mostrano un aumento della violenza sulle donne più giovani (16-24 anni), sottolineando l’urgenza di un intervento preventivo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera la violenza di genere un problema di salute pubblica. La violenza ha conseguenze gravi e durature sia sulla salute mentale (es. depressione, ansia, PTSD) che fisica (es. malattie croniche). L’obiettivo principale è informare le donne sugli strumenti di aiuto disponibili e incoraggiare la cura di sé. Negli ultimi tempi è stato posto in risalto il ruolo dei medici di base proprio in questo contesto. A tal proposito, la Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) enfatizza l’importanza del ruolo dei medici di famiglia come “avamposti di protezione”, poiché sono spesso i primi professionisti in grado di intercettare segnali di violenza che le donne faticano a denunciare. Il ruolo della sanità nella violenza contro le donne include, dunque, l’assistenza diretta alle vittime, il riconoscimento della violenza come problema di salute pubblica, la formazione degli operatori sanitari, l’integrazione con altri servizi (come centri antiviolenza e forze dell’ordine) e la promozione di misure preventive. Le iniziative mirano a supportare le donne in difficoltà e a promuovere la cultura del rispetto e dell’uguaglianza di genere attraverso l’ascolto e la condivisione di strumenti di tutela. Sicuramente vi è la necessità di interventi sistemici. La gestione del fenomeno richiede un approccio intersettoriale che coinvolga non solo il settore sanitario ma anche altri istituti e la società civile.
avv. Rossella Gravina

