COMUNICATO 18 NOVEMBRE 2025
Non si finisce mai di parlare di mobilità sanitaria tra regioni da momento che questa è in continuo aumento ed è uno dei motivi che mette sotto pressione il sistema. Le motivazioni sono da ricercare da un lato, in virtù dell’eccellenza delle prestazioni ad alta complessità che giustamente attirano pazienti da tutta Italia; dall’altro, a causa dell’aumento della domanda delle altre prestazioni.
Ulteriore ostacolo è rappresentato dal numero di infermieri professionisti che non riescono, in Italia, a trovare una giusta collocazione e un giusto posto, in considerazione dell’alta specializzazione che raggiungono. Sono allo studio di Ministero e tecnici alcuni possibili rimedi, anche basati sulla condivisione di una serie di dati e di informazioni per governare la mobilità sanitaria.
La fonte più accreditata in merito è rappresentata dalla Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari (Agenas) che ha pubblicato due rapporti sulla mobilità sanitaria in Italia relativi al 2024 e al 2023 e in tal modo sta proseguendo anche per l’anno in corso.
Nel rapporto sulla mobilità sanitaria sono descritti i criteri di inclusione e di analisi dei ricoveri in mobilità interregionale. Sono inclusi tutti i ricoveri a carico della Regione di provenienza, distinta a seconda del tipo di mobilità, in quanto esite la cosiddetta mobilità apparente che è quella che riguarda i ricoveri effettuati nella regione di domicilio del paziente, quando questa non coincide con quella di residenza, quella casuale, quando si tratta di ricoveri d’urgenza, infine quella effettiva che è quella realmente esistente e sulla quale la regione può intervenire per contrastare il fenomeno.
La mobilità effettiva viene esaminata nel rapporto anche in base alla distanza tra il luogo di residenza e il luogo di cura.
Le analisi sul tema da parte di GIMBE utilizzano altre due fonti per la quantificazione e descrizione della mobilità sanitaria: i dati del riparto del Fondo Sanitario Nazionale e i dati che ogni anno le Regioni si scambiano coi dati della mobilità relativi ai flussi. La lettura combinata dei documenti Agenas e GIMBE fornisce un quadro piuttosto preciso. Per capire quanto incide la mobilità sanitaria sui bilanci delle sanità regionali lo si comprende dal Riparto annuale del Fondo Sanitario. In questo riparto il finanziamento previsto per ciascuna Regione e Provincia Autonoma viene corretto in base ai dati di mobilità dell’anno prima per cui le Regioni creditrici con un saldo di mobilità attivo hanno ogni anno un anticipo di quanto produrranno per le altre Regioni. Ovviamente vale l’opposto per le Regioni debitrici con un saldo negativo. Quindi le Regioni che producono “in eccesso” si trovano già finanziate in partenza e quelle “che non ce la fanno” a essere autonome sono sottofinanziate in partenza. Si tratta di un meccanismo che contribuisce a rendere strutturali i flussi di mobilità più consistenti e cioè quelli tra il Sud che manda e il Nord che riceve.
Sui rimedi non si hanno effettive risposte; certamente non definanziare le regioni già in difficoltà a vantaggio di quelle più produttive non porta un equilibrio ma fa aumentare lo squilibrio, così come l’incidenza sul lavoro che attrae sempre meno personale.

